Quando le temperature estive raggiungono livelli insopportabili, una buona climatizzazione della propria abitazione diventa irrinunciabile.

La sfida, considerando i continui rincari delle bollette, è quella di trovare il giusto equilibrio tra comfort e consumo energetico.

Certamente, esistono diverse soluzioni per mantenere ogni abitazione fresca senza dover per forza sostenere costi eccessivi dovuti agli inevitabili consumi energetici.

Vediamo allora quali potrebbero essere alcuni espedienti efficaci per climatizzare casa senza consumare troppa energia.

Mantieni le finestre chiuse durante le ore più calde

Durante le ore più calde, quando il sole è alto e la temperatura sale, è fondamentale mantenere le finestre chiuse per evitare l’ingresso diretto dei raggi del sole.

Questi infatti, potrebbero riscaldare le grandi superfici di casa (pavimenti, pareti, pilastri) che andrebbero poi a rilasciare questo calore gradualmente nel corso delle ore successive, mantenendo alta la temperatura tra le mura domestiche.

Meglio evitare dunque di far entrare i raggi del sole in casa nelle ore più calde. Per raggiungere questo scopo puoi utilizzare tapparelle, tende o persiane e ridurre così sensibilmente la temperatura all’interno dell’appartamento.

Questo semplice accorgimento può infatti diminuire la temperatura di tutte le stanze di tua casa di uno o due gradi.

Sfrutta la ventilazione naturale

Sfrutta la freschezza delle prime ore del mattino e delle ore serali aprendo le finestre e lasciando circolare l’aria fresca.

La ventilazione naturale può essere particolarmente efficace soprattutto in quelle zone in cui le temperature esterne scendono notevolmente durante la notte.

Potresti adoperare anche dei ventilatori per aiutare l’aria a circolare in modo più efficiente all’interno delle stanze più piccole o meno arieggiate naturalmente.

Utilizza tende e schermature solari

Le tende e le schermature solari possono svolgere un ruolo importante nel contribuire a mantenere la tua casa fresca.

Opta per tende di colore chiaro o rivestite con materiali riflettenti che respingano il calore, anziché assorbirlo e rilasciarlo all’interno. Questi elementi aiutano a ridurre l’irraggiamento solare diretto all’interno delle stanze, mantenendo così ogni ambiente più fresco e dunque confortevole.

Isola termicamente la tua casa

Una casa ben isolata termicamente può ridurre in modo significativo il bisogno di raffreddamento artificiale.

Assicurati che le pareti, i pavimenti e i soffitti siano adeguatamente isolati per evitare che l’aria fresca si disperda e che l’aria calda entri dentro.

Un buon isolamento termico può aiutare a mantenere una temperatura costante all’interno di casa, riducendo così la necessità di ricorrere all’aria condizionata.

Utilizza ventilatori da soffitto

I ventilatori da soffitto sono un’ottima alternativa all’aria condizionata in termini di consumo energetico. Questi dispositivi muovono l’aria e creano una piacevole brezza che aiuta a rinfrescare l’ambiente in cui si trovano.

Utilizza i ventilatori da soffitto soprattutto nelle camere da letto, così da avere una fresca e piacevole ventilazione sul corpo in maniera costante, senza dover ricorrere all’aria condizionata.

Considera la climatizzazione canalizzata

Tra le diverse soluzioni disponibili, la climatizzazione canalizzata può essere una soluzione efficace per raffreddare o deumidificare l’intera casa con un consumo energetico ridotto.

Questo sistema utilizza una sola unità esterna (dunque un solo motore) per raffreddare diversi ambienti attraverso condotti di distribuzione dell’aria nascosti nel controsoffitto.

In questo modo, è possibile ottenere una temperatura fresca e uniforme in tutta la casa senza dover installare unità separate in ogni stanza, che consumerebbero di più.

Conclusioni

Climatizzare casa senza consumare troppa energia è possibile, adottando una delle soluzioni qui proposte.

Se invece si ha bisogno di un qualcosa che dia maggiore sensazione di freschezza, che raffreddi l’intero appartamento senza consumare troppa energia, l’aria condizionata canalizzata potrebbe essere la scelta giusta.

Con un pò di attenzione e valutando bene in base alle caratteristiche della zona, oltre che quelle dell’appartamento, sarà possibile mantenere la tua casa fresca senza consumare troppa energia.

Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat sono oltre 13 milioni gli utenti italiani che nemmeno sono a conoscenza del fatto che il servizio di tutela per la fornitura di luce e gas sia destinato a chiudere.
Addirittura, quasi 6 milioni di consumatori non sanno dire se il contratto che hanno attualmente sia nel mercato tutelato o in quello libero.

Dal 10 gennaio del 2024 milioni di italiani sono obbligati a passare dal mercato tutelato per la fornitura di gas al mercato libero, mentre slitta al primo luglio 2024, rispetto alla scadenza prevista per il primo aprile, la fine del mercato tutelato per l’energia elettrica.
Ma gli italiani non sembrano pronti a questo passaggio. 

Quasi 2,5 milioni ancora nel mercato tutelato

Analizzando più da vicino le risposte di chi ha dichiarato di avere un contratto di fornitura luce o gas nel mercato tutelato, ma non sapeva della fine del regime di tutela, emerge che quasi 2,5 milioni di italiani non hanno fatto ancora nulla per passare al mercato libero.

La scarsa conoscenza dell’argomento porta con sé, inevitabilmente, una serie di paure, alcune comprensibili, altre infondate.
Ad esempio, circa 1 milione di persone hanno dichiarato di temere di restare senza fornitura, mentre il 12% ha ammesso di aver paura per l’aumento delle tariffe.

Il Servizio a tutele graduali

Ma cosa accadrà per chi non passerà in autonomia al mercato libero prima della scadenza del servizio di tutela? Niente paura, non si corre il rischio di rimanere senza fornitura: l’Arera ha stabilito regole precise per i cosiddetti clienti non vulnerabili, ma che variano tra energia elettrica e gas.

Nel caso di fornitura elettrica, il cliente verrà assegnato tramite un’asta a un nuovo fornitore entrando così nel Servizio a tutele graduali, che avrà una durata di 3 anni ed è predisposto da Arera per accompagnare il passaggio al mercato libero dell’energia elettrica.
Per quanto riguarda il gas, invece, il cliente che non passerà al mercato libero di sua iniziativa rimarrà con l’fornitore, ma cambierà la tariffa. Gli verrà assegnata una tariffa simile a quelle Placet, valida per un anno, in attesa che faccia in autonomia una scelta sul mercato libero.

Solo la spesa per materia energia è modificabile dai fornitori

Sul mercato libero operano centinaia di società differenti, i cui prezzi possono variare sensibilmente. È bene però ricordare che nel mercato libero i fornitori hanno la possibilità di modificare solo la componente ‘spesa per la materia energia’, voce che diventa quindi fondamentale per comparare diverse offerte.

Le altre voci, come ad esempio, oneri e imposte, sono uguali per tutti e sono stabilite dall’Autorità.
L’utilizzo dei comparatori o l’intervento di un consulente esperto può essere quindi una soluzione per confrontare nel modo corretto le offerte, e scegliere consapevolmente quella più adatta alle proprie esigenze.

L’acqua è un elemento essenziale per la vita umana. Essa è necessaria per la sopravvivenza, per la salute e per il benessere.

Al tempo stesso, quando l’acqua che beviamo è contaminata da sostanze nocive (anche in piccole quantità), possono esserci delle serie conseguenze sulla salute.

Qui vogliamo allora informare gli utenti sui potenziali effetti che l’acqua contaminata ha sulla salute. L’obiettivo è quello di fornire informazioni utili e aggiornate, che possano aiutare le persone a proteggersi e a mantenersi sane.

Tipi di contaminazione dell’acqua

L’acqua può essere contaminata da diverse sostanze nocive, che possono essere classificate in due grandi categorie:

  • Contaminazioni microbiologiche: sono causate da microrganismi patogeni come batteri, virus e parassiti.
  • Contaminazioni chimiche: sono causate da sostanze chimiche come metalli pesanti, pesticidi, solventi e idrocarburi.

Effetti dell’acqua contaminata sulla salute

Gli effetti dell’acqua contaminata sulla salute possono essere diversi, a seconda della tipologia di contaminazione e della quantità di sostanze nocive presenti nell’acqua.

In linea generale, possiamo dire che l’acqua contaminata può causare:

  • Malattie gastrointestinali: diarrea, vomito, nausea, crampi addominali.
  • Malattie respiratorie: tosse, bronchite, polmonite.
  • Malattie della pelle: eruzioni cutanee, prurito, irritazioni.
  • Malattie del sistema nervoso: mal di testa, vertigini, convulsioni.
  • Malattie del sistema immunitario: infezioni ricorrenti, malattie autoimmuni.

In alcuni casi, l’acqua contaminata può anche causare malattie più gravi, come il colera, la dissenteria, la febbre tifoide e l’epatite A.

Glossario delle malattie tipicamente associate all’acqua contaminata

Le malattie associate all’acqua contaminata sono numerose e possono essere causate da diversi tipi di contaminazione.

Ecco qualche dettaglio in più sulle patologie più comunemente dovute all’assunzione di acqua contaminata:

  • Diarrea: è la malattia più comune associata all’acqua contaminata. Può essere causata da batteri, virus o parassiti.
  • Colera: è una malattia infettiva causata da un batterio. I sintomi tipici sono diarrea, vomito, crampi addominali e febbre.
  • Dissenteria: è una malattia infettiva causata da un batterio. I sintomi solitamente sono diarrea sanguinolenta, vomito e crampi addominali.
  • Febbre tifoide: è una malattia infettiva causata da un batterio. I sintomi sono tipicamente febbre alta, mal di testa, dolori muscolari e addominali, tosse e eruzioni cutanee.
  • Epatite A: è un’infezione del fegato causata da un virus. I sintomi sono febbre, nausea, vomito, dolore addominale, ittero e stanchezza.

Come difendersi dall’acqua contaminata

Esistono diversi modi per difendersi dall’acqua contaminata ed evitare di esporsi a rischi.

  • Bollire l’acqua: è il modo più efficace per eliminare i microrganismi patogeni. Ad ogni modo si tratta di una soluzione eccezionale, dato che chiaramente non è possibile far bollire sempre l’acqua cui abbiamo accesso dal rubinetto di casa, ad esempio.
  • Trattare l’acqua con cloro: il cloro è un disinfettante efficace contro i microrganismi patogeni.
  • Utilizzare filtri per l’acqua: i filtri possono rimuovere le sostanze chimiche e i microrganismi patogeni dall’acqua. Esistono appositi depuratori e purificatori acqua che svolgono proprio questo tipo di lavoro. Ne esistono di vari tipi, in grado di trattenere le sostanze inquinanti più comuni.
  • Acquistare acqua in bottiglia: l’acqua in bottiglia è generalmente sicura da bere, ma bisogna considerare che il suo costo al litro è decisamente più alto rispetto quello dell’acqua del rubinetto di casa. Ci sono inoltre degli aspetti legati alla produzione di plastica, ed introdurremmo in questo caso il tema del’inquinamento e del rispetto dell’ambiente.

In sintesi

L’acqua contaminata può avere gravi effetti anche gravi sulla salute. È importante essere consapevoli dei potenziali rischi legati all’assunzione di acqua inquinata e adottare misure adeguate per proteggersi.

Per saperne di più sulla qualità dell’acqua cui si ha accesso dal rubinetto di casa, è consigliabile il farla analizzare ad un laboratorio specializzato, che potrà individuare tutte le sostanze nocive presenti e le relative quantità.

Come già saprai, negli ultimi anni c’è stato un notevole aumento degli episodi di furti in casa, anche quando ci sono persone all’interno dell’appartamento.

Questo è un fenomeno preoccupante che richiede una maggiore attenzione e livello di protezione, e le grate di ferro ed inferriate apribili sono una soluzione efficace per impedire fisicamente l’accesso ai malintenzionati.

Perché installare grate di ferro alle finestre?

Dato che le finestre sono una delle principali vie di accesso per i malintenzionati, è importante proteggerle con delle grate di sicurezza.

Le grate di ferro sono robuste e difficili da superare, il che le rende un’ottima scelta per aumentare la sicurezza nella tua casa.

Inoltre, le grate di ferro possono essere personalizzate per adattarsi perfettamente allo stile dell’edificio, mantenendo così un aspetto estetico gradevole.

Perché installare inferriate apribili alle porte?

Anche le porte sono una delle classiche vie di accesso per i ladri, quindi è importante proteggerle con una soluzione extra soprattutto quando si parla di porte che danno direttamente sull’esterno.

Le inferriate apribili offrono un livello di sicurezza simile alle grate di ferro, ma con la comodità di poterle aprire quando non necessario così da non creare nessun ingombro.

Così come avviene per le grate di sicurezza, anche le inferriate rappresentano una barriera difficile da superare e dunque in grado di far desistere ogni malintenzionato.

In base a cosa scegliere le grate di ferro e le inferriate?

Come probabilmente sai già, ci sono molte soluzioni disponibili sul mercato che ti consentono di proteggere porte e finestre di casa, ufficio o negozio.

Per scegliere la giusta grata di ferro o inferriata, è importante considerare il design della tua casa, soprattutto quello esterno  o dell’edificio in generale, nonchè il budget a disposizione.

Esistono infatti prodotti di ogni stile, colore e dunque in grado di accontentare i gusti di tutti nonché le necessità estetiche che il luogo impone.

Chiaramente, è importante assicurarsi di acquistarle da un produttore affidabile e di far installare le grate o l’inferriata da un team con esperienza.

Come fare manutenzione a grate di ferro ed inferriate apribili?

Le grate di ferro e le inferriate apribili, se ben mantenute, possono durare davvero molti anni. Per mantenerle in buone condizioni, è importante pulirle regolarmente e di tanto in tanto lubrificare i meccanismi di apertura e chiusura (i perni della cerniera).

Come le grate di ferro e le inferriate apribili possono aumentare il valore di un appartamento

Oltre a migliorare la sicurezza in casa, le grate di ferro e le inferriate apribili possono anche aumentare il valore della tua proprietà.

Infatti, nell’ottica di una eventuale futura vendita dell’appartamento, la presenza di grate ed inferriate è certamente un importante argomento da considerare quando si effettua la stima dell’immobile.

Il potenziale acquirente infatti, vedrà certamente di buon occhio la loro presenza e sarà certamente disposto a pagare di più.

Riassumendo, possiamo dire che quelli che seguono sono i principali vantaggi del far installare grate di sicurezza e inferriate:

  • Aumentano la sicurezza della casa, il che può aumentare il valore della proprietà agli occhi dei potenziali acquirenti.
  • Possono migliorare l’aspetto estetico dell’immobile, il che è importante quando si vive in condominio.
  • Possono essere personalizzate per adattarsi al design dell’appartamento, così da non risultare essere un corpo estraneo.

Conclusione

In conclusione, proteggere la tua casa con grate di sicurezza e inferriate apribili è una scelta saggia per impedire a chiunque di accedere furtivamente.

C’è davvero molta scelta sul mercato, quindi assicurati di individuare la soluzione giusta per te ed inizia da subito a provare quella piacevole sensazione di sicurezza in casa di cui avevi bisogno.

Secondo la ricerca Sicurezza IT: focus sul settore finanziario in Italia condotta da Kaspersky un quarto delle aziende italiane del settore bancario e finanziario, durante la pandemia, ha subito una violazione causata volontariamente o involontariamente dai dipendenti. 
Le società finanziarie sono considerate un bersaglio redditizio da parte dei cybercriminali, sia per i forti flussi di denaro registrati e le enormi quantità di dati sensibili dei clienti sia per il grado di digitalizzazione del settore, che dall’inizio della pandemia, ha dovuto gestire l’accesso da remoto per i dipendenti. Il comportamento e le competenze dei dipendenti in materia di rischi informatici sono infatti un fattore da non sottovalutare nel settore finanziario italiano. Questo perché spesso i dipendenti non ricevono formazione IT adeguata.

Dipendenti: il punto d’accesso per gli attacchi

Il 13% degli intervistati considera i dipendenti che non conoscono policy e pratiche aziendali relative alla sicurezza la principale minaccia, percentuale che cresce al 22% tra le aziende di piccole e medie dimensioni, e che si riduce all’8% nelle grandi aziende. Il 7% indica smart-working e lavoratori da remoto come potenziale rischio e vulnerabilità. Tra gli intervistati è diffusa anche la consapevolezza che un minimo errore involontario possa mettere in pericolo interi segmenti dei sistemi aziendali.
I dipendenti che ignorano o non conoscono le policy aziendali sono considerati pericolosi quanto la mancanza di personale dedicato alla sicurezza IT (13%).

Non sono ancora diffuse sessioni regolari di formazione

Solo l’8% degli intervistati invece afferma che sono stati utilizzati i programmi non aggiornati come gateway per accedere alla rete aziendale. Il 10% riferisce di aver subito attacchi tramite un service provider esterno o tramite un’azienda partner. Che si tratti di aprire un allegato, cliccare un link infetto o effettuare il download di un software non autorizzato, i criminali informatici spesso prendono di mira i dipendenti per trovare una via d’accesso alla rete aziendale. D’altronde, nonostante le società finanziarie garantiscano una formazione sulla sicurezza informatica al personale IT maggiore rispetto a quella offerta a qualsiasi altro ruolo professionale, c’è sicuramente ampio margine di miglioramento: le sessioni regolari di formazione dei dipendenti non sono ancora abbastanza diffuse.

La sicurezza del reparto IT 

Nelle società con oltre 1.000 dipendenti le aree con il maggior numero di personale regolarmente formato su cyber minacce e comportamenti di sicurezza informatica appartengono al reparto IT, seguiti da dirigenti e analisti. Solo un terzo dei responsabili IT (33%) dichiara che il 100% del reparto IT effettua training regolari, mentre stimano che in media due terzi del totale siano regolarmente formati (67%). Una percentuale riflessa anche tra dirigenti (64%) e altri reparti come assistenti esecutivi (61%), marketing (56%), analisti e trader (62%) e contabilità (59%). In generale, quindi, solo poco più della metà dei dipendenti (54%-67%) ha seguito sessioni di formazione dedicate alla sicurezza informatica.

I tassi applicati ai mutui hanno ripreso a salire, superando, nel caso di quelli indicizzati a tasso fisso, la soglia del 2%. Ma quanto incide o inciderà sulle tasche degli italiani? E come possono tutelarsi i consumatori? Secondo l’analisi dell’Osservatorio di Facile.it, relativa al confronto tra aprile 2022 e aprile 2021, è emerso come vi sia un cambio dell’identikit del richiedente medio, dovuto all’aumento della quota di Under 36 che hanno avviato le pratiche per ottenere un mutuo. Inoltre, è emerso l’aumento del peso percentuale delle richieste di finanziamento per l’acquisto della prima casa sul totale delle domande presentate. Anche in questo caso, il fattore determinante è l’incremento del numero di giovani richiedenti.

Tasso fisso
Come sono cambiati, da gennaio a oggi, i valori dell’indice EURIRS e dei migliori Taeg offerti al cliente? L’EURIRS (20 anni) è passato da 0,60 (4 gennaio 2022) a 1,97 (9 maggio 2022), mentre il tasso fisso al cliente (miglior Teag) è salito da 1,21% (gennaio 22) a 2,12% (maggio 22). Per chi ha già sottoscritto il mutuo a tasso fisso non cambia nulla, per chi invece deve sottoscriverlo oggi, le differenze sono importanti. Prendendo in considerazione un mutuo fisso di 126.000 euro da restituire in 25 anni (LTV 70%), a gennaio 2022 la rata mensile disponibile col miglior Taeg a tasso fisso era di 483 euro, mentre a maggio 2022 è arrivata a 528 euro: 45 euro in più al mese e 13.500 euro in più di interessi per tutta la durata del finanziamento.

Tasso variabile
Per quanto riguarda il tasso variabile, l’EURIBOR a 3 mesi è passato da -0,57 (4 gennaio 2022) a -0,40 (9 maggio 22) e i tassi proposti all’aspirante mutuatario (miglior Taeg) sono variati da 0,72% (gennaio 22) a 0,75% (maggio 22). Considerando un mutuo di 126.000 euro da restituire in 25 anni (LTV 70%), lo scorso gennaio la rata mensile disponibile col miglior Taeg era di 456 euro, valore rimasto invariato anche a maggio. Il tasso variabile, quindi, torna a essere un’alternativa interessante rispetto a quello fisso, dal momento che la rata di partenza è inferiore di 72 euro.

Prospettive future
Per i tassi fissi, guidati dall’IRS, bisogna guardare all’andamento del Bund tedesco, mentre per quelli variabili, guidati dall’Euribor, sarà determinante la politica monetaria della BCE, e l’eventuale decisione di aumentare il costo del denaro. Difficile fare previsioni sul fronte del mercato immobiliare, il primo a essere impattato dai movimenti degli indici legati ai muti. Se da un lato l’aumento dei tassi potrebbe incidere negativamente sulla richiesta di case, che alla lunga, potrebbe tradursi in un calo dei prezzi, dall’altro lato va evidenziato che in momenti di instabilità il ‘mattone’ diventa per tanti un bene rifugio, e questo potrebbe avere un effetto opposto sui prezzi. Ma sarà anche fondamentale guardare a come cambieranno le prospettive di crescita economica del Paese per i prossimi mesi.

Parola d’ordine, ripartire. È questa la parola d’ordine del 50° Congresso nazionale dell’Aidp, l’associazione italiana per la direzione del personale, che per l’edizione 2021 ha scelto proprio di svolgersi all’insegna del concetto di ripartenza. E che grazie ai contributi di centinaia di esperti e professionisti del mondo del lavoro coinvolti, ha declinato in 13 proposte suddivise per aree tematiche, e sintetizzate in 5 punti, la ripartenza al lavoro.

Smart working, si va verso un modello ibrido

La prima proposta dei direttori Aidp è quella di adeguare le necessità tra lavoro da remoto e in presenza. Dopo il massiccio ricorso allo smart working in fase pandemica, bisognerà infatti capire come riorganizzarlo in un contesto di normalità, anche a seguito di un’analisi costi-benefici. Secondo gli esperti si va verso un modello ibrido con alternanza tra lavoro da remoto e in presenza. Un modello che coinvolgerà tutte le figure lavorative e professionali, a esclusione delle mansioni non ‘remotizzabili’.

Un’impresa resiliente con le persone al centro dell’azienda

Come rendere l’impresa resiliente? L’Aidp non ha dubbi: usare il contratto collettivo di lavoro, ai vari livelli, per modellare una disciplina dei rapporti di lavoro secondo le esigenze aziendali, investire nella formazione permanente e continua del personale in percorsi di crescita e valorizzazione, e organizzare l’impresa in senso orizzontale. Ma la riorganizzazione dell’azienda e del lavoro deve necessariamente partire dall’esigenza di mettere le persone e il loro benessere al centro. Allo scopo bisogna partire dal ‘basso’, ascoltare i suggerimenti provenienti dai lavoratori nella riprogettazione dei modelli organizzativi, semplificare la scala gerarchica, favorire la condivisione delle idee e valorizzare come priorità la dimensione umana del lavoro, favorendo il benessere fisico e psicologico dei dipendenti.

Potenziare il welfare aziendale e allineare le competenze

Il ruolo integrativo dell’azienda nel nuovo modello di welfare community, basato sempre più sulla collaborazione tra pubblico e privato, per i direttori del personale è decisivo, soprattutto in considerazione dei nuovi bisogni sociali. Va potenziato lo strumento anche verso le nuove esigenza della mobilità sostenibile, l’aggiornamento di alcuni parametri come il concetto di famiglia, il sostegno ai servizi alla persona e l’innalzamento strutturale del tetto ai fringe benefit a 516 euro l’anno. Si rende necessario, riporta Adnkronos, un programma di reskilling di ampia portata verso le nuove competenze della rivoluzione ibrida, ossia AI e intelligenza umana, cyber e fisico, quindi, per superare il digital divide e favorire un reale processo di occupazione e sviluppo economico. Il 72% delle aziende dubita, infatti, di aver le giuste competenze.

La pandemia ha messo in crisi le vecchie abitudini aprendo a nuove forme di mobilità, soprattutto fra i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, i più disposti a cambiare del tutto le proprie abitudini in fatto di mobilità. La condivisone non spaventa più, e se 6 italiani su 10 vogliono il car sharing 9 su 10 chiedono carburanti 100% ecologici. Gli italiani però sono “car lovers” e per l’85% di loro rimane irrinunciabile l’auto di proprietà. Lo rivela una ricerca BVADoxa per l’Osservatorio Change Lab, Italia 2030, realizzato da Groupama Assicurazioni.

Gli italiani sono pronti per la shared mobility

La pandemia, insomma, lascia il segno: nei prossimi 10 anni, 1 italiano su 2 (53%) si dice pronto a rivedere sostanzialmente le proprie abitudini in termini di mobilità, e l’effetto Covid19 incide sulle forme e sui mezzi di trasporto che in futuro orienteranno gli spostamenti in Italia. Se oggi, complice la paura del Covid, persiste ancora una certa reticenza a utilizzare mezzi di trasporto condivisi (attualmente solo 3 italiani su 10 dichiarano di far ricorso ai servizi di car sharing), il trend si inverte decisamente guardando al prossimo decennio, con un forte incremento delle formule alternative di mobilità. Più di 6 italiani su 10 (62%) si dichiarano pronti alla shared mobility, 4 su 10 (40%) a utilizzare mezzi diversificati in base alle esigenze di movimento, il 36% si mostra disposto anche ad avvalersi esclusivamente di mezzi ecologici.

Rivolti al futuro, ma non troppo

La ricerca rivela anche che tra 10 anni per l’85% degli intervistati la macchina “di famiglia” continuerà a essere un bene irrinunciabile (oggi lo è per il 93%), solo il 7% ritiene possibile rinunciarvi, ma di fatto il 97% degli intervistati dichiara di avere almeno un’automobile in famiglia e più di 7 su 10 confermano di utilizzarla come mezzo di trasporto preferito sia nella quotidianità (72%) sia per i viaggi fuori città (79%). Un dato sorprendente riguarda però gli over 55, di cui il 33% ritiene meno indispensabile il possesso di un’auto di proprietà. Spunta poi il bisogno di un’assicurazione multimodale e flessibile, che segua la persona e non più il veicolo, con 3 italiani su 10 che la sottoscriverebbero subito

Cosa cambierà fra dieci anni?

Fra dieci anni 2 italiani su 10 (18%) prevedono di non avere a disposizione in futuro un unico mezzo di trasporto principale, ma di scegliere di volta in volta il mezzo in base allo spostamento che dovranno affrontare. Nelle previsioni la macchina “di famiglia” sarà comunque ancora tra i mezzi generalmente più utilizzati (76%), precedendo le bici di proprietà (23%) e i mezzi pubblici (15%). Insomma, l’auto rimarrà sì un mezzo comodo e talvolta necessario, ma non per forza quello scelto per qualsiasi tipo di spostamento.

Per i giovani italiani il cambiamento climatico e il degrado ambientale rappresentano una priorità assoluta nell’agenda di governi e istituzioni. I giovani sono molto preoccupati per le sorti del pianeta, e chiedono interventi e mobilitazioni. Il 22 aprile, in occasione della Giornata Della Terra 2021, Ipsos ha condiviso alcuni dati di un’indagine su 23 paesi per indagare le percezioni dei giovani europei tra i 15 e i 35 anni in merito al cambiamento climatico. Lo studio è stato condotto per #ClimateOfChange, la nuova campagna europea di WeWorld, l’organizzazione italiana di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario, nata con l’obiettivo di sviluppare la consapevolezza dei giovani cittadini e cittadine della UE sul nesso esistente tra cambiamento climatico, migrazioni e attuale modello economico.

Il cambiamento climatico è uno dei problemi più gravi del mondo. Anche al tempo del Covid

Secondo lo studio, quasi la metà (46%) dei giovani europei considera il cambiamento climatico come uno dei problemi più gravi del mondo, il che lo pone al primo posto tra i problemi elencati, anche nel bel mezzo della pandemia da Covid-19. E solo meno di un giovane europeo su dieci (8%) ne nega l’esistenza. Inoltre, la maggioranza dei giovani europei ritiene che spetta ai Governi fronteggiare l’inquinamento e il cambiamento climatico. In caso contrario, per il 70% dei giovani intervistati questo rappresenterebbe “un male per l’economia”, “un segno che il Governo ha le priorità sbagliate” (75%), “la prova che il Governo non ascolta la gente comune” (74%), e la prova di un atteggiamento “pericoloso e irresponsabile” (72%).

Spetta ai paesi economicamente avanzati fare la maggior parte degli sforzi economici e politici       

Una proporzione sostanziale di giovani europei, il 43%, crede che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare la maggior parte degli sforzi economici e politici per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. In Europa occidentale, rispetto ad altre regioni, i giovani sono relativamente meno propensi ad affermare che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare più sforzi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico, ma sostengono che tutti i Governi debbano sostenere queste responsabilità.

I giovani italiani sono motivati a far partire il cambiamento                 

Anche i giovani italiani, che costituiscono più della metà degli intervistati, sono molto o estremamente preoccupati per il cambiamento climatico. Si tratta di un dato addirittura superiore alla media europea, pari al 54% contro il 46%. Ma non si tratta di una preoccupazione fine a sé stessa, poiché i giovani italiani sono motivati a far partire il cambiamento. E 8 su 10 se potessero, voterebbero, o hanno votato, per i politici che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica.

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