Più un milione le ragazze italiane escluse da studio e lavoro

Entro la fine dell’anno sono circa 1 milione e 140 mila le ragazze tra i 15 e i 29 anni che rischiano di trovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione. Un limbo in cui già oggi è intrappolata 1 ragazza su 4, con picchi che si avvicinano al 40% in Sicilia e in Calabria, ma che vede alte percentuali anche in Trentino Alto Adige, dove a fronte del 7,7% dei ragazzi Neet, coloro che non studiano, non lavorano e non investono nella formazione professionale, le ragazze sono quasi il doppio (14,6%). Sono alcuni dati emersi da ‘Con gli occhi delle bambine’, l’undicesima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio diffuso da Save the Children.   

Una crepa che si forma nella prima infanzia

Il gap con i coetanei maschi affonda le proprie radici proprio nell’infanzia, e non accenna a ridursi, nonostante bambine e ragazze siano più brave dei loro coetanei a scuola, si mostrino più resilienti e cooperative, abbiano competenze maggiori in lettura e in italiano, e arrivino a laurearsi molto più dei ragazzi. L’istruzione però rappresenta il principale fattore protettivo per le giovani all’ingresso nel mondo del lavoro. Una percezione che spinge a studiare fino a ottenere una laurea un terzo delle giovani, a fronte di solo un quinto dei giovani maschi, uno dei gap più ampi d’Europa.

Una segregazione orizzontale nei settori più innovativi Stem e Ict

Le bambine e le ragazze accumulano durante il loro percorso scolastico lacune nelle materie scientifiche, già ravvisabili dal secondo anno della scuola primaria, ma che crescono fino ad arrivare a uno svantaggio che sale a -10 punti Invalsi all’ultimo anno delle scuole superiori. Quando si iscrivono all’università, poche scelgono le facoltà in ambito scientifico-tecnologico (Stem), e solo il 16,5% delle giovani laureate tra i 25 e i 34 anni ha conseguito il titolo in questo settore, a fronte di una percentuale più che doppia (37%) per i maschi. Un percorso che conduce alla segregazione orizzontale nel lavoro e nelle carriere nei settori più innovativi (Stem e Ict).

Ai margini di ogni progetto per il futuro

Perfino nel mondo accademico i divari di genere sono ancora forti. Se nel 2018 le donne rappresentavano il 55,4% degli iscritti ai corsi di laurea, il 57,1% dei laureati, e il 50,5% dei dottori di ricerca, pur essendo in maggioranza nei percorsi di formazione universitaria restano le Cenerentole nella carriera accademica, fin quasi a scomparire ai vertici. Nel mondo del lavoro, poi, le persistenti forme di discriminazione verso le donne fanno deragliare le prospettive di molte ragazze determinando un gap ancora significativo nelle percentuali di Neet tra i generi, che vedono più ragazze ai margini di ogni progetto per il loro futuro. In Italia, le giovani in questa condizione sono il 24,3%, contro il 20,2% dei maschi.