Secondo l’Osservatorio Cyber di CRIF nel 2023 aumentano le credenziali di account compromessi combinati ad altri dati preziosi per gli hacker. Si stima che i dati in circolazione nel dark web, o accessibili su piattaforme di messaggistica, siano oltre 7,5 miliardi a livello globale, +44,8% rispetto al 2022, e siano 1.801.921 le segnalazioni (+15,9%).

L’indirizzo e-mail è un dato prezioso, perché consente di accedere a diversi servizi. Infatti, risulta spesso in combinazione con la password nel 94,4% dei casi, esponendo la vittima a ricevere messaggi fraudolenti più accurati e credibili, come quelli di finti pagamenti da autorizzare o account bloccati. Questi messaggi di phishing contengono link malevoli che inducono la vittima a cliccare e fornire ulteriori dati ai frodatori.

In Italia +13,9% utenti allertati

Le attività di monitoraggio e contrasto degli hacker continuano ad avere una grande rilevanza anche nel nostro Paese, dove si registra un numero di consumatori allertati sul dark web in crescita del +13,9%.

Infatti, in Italia, dove il 51,7% degli utenti ha ricevuto almeno un alert nel 2023, si rileva, in particolare, un aumento delle segnalazioni inviate relativamente a furto di dati monitorati sul dark web.
In questo caso, gli utenti allertati sono il 77,5%, mentre il 22,5% è la quota degli utenti allertati per dati rilevati sul web pubblico.

I dati più rubati sul web pubblico 

Sempre in Italia, i tipi di dati più frequentemente rilevati sull’open web, quindi pubblicamente accessibili da chiunque sulla rete, sono stati il codice fiscale (57,5% dei dati rilevati) e l’e-mail (30,1%), seguiti a distanza dal numero di telefono (8,2%).

Tra le caratteristiche degli utenti privati italiani che sono stati avvisati, le fasce di età maggiormente coinvolte sono quelle degli over 60 (26,5%) e dei 51-60enni (25,8%), seguite dagli 41-50enni (25,3%).
Le regioni in cui vengono allertate più persone sono invece Lazio (19,6%), Lombardia (13,6%) e Sicilia (8,4%).

Su Gmail, Yahoo e Hotmail gli account più compromessi 

A livello globale, la classifica degli account e-mail più rilevati sul dark web vede nelle prime 3 posizioni Gmail, Yahoo e Hotmail.
La maggior parte degli account violati sono riferibili a siti di intrattenimento (56,6%), seguiti da e-commerce (16,4%) e social media (11,9%).

Il rischio di furto di tali dati può portare a conseguenze economiche dirette per le vittime. Al quarto e quinto posto si collocano il furto degli account di forum e siti web di servizi a pagamento (6,2%) e finanziari (4,8%), come quelli bancari.
Relativamente alle carte di credito, oltre al numero della carta, molto frequentemente sono presenti nel dark web anche cvv e data di scadenza (96,9% dei casi). E tra i continenti più soggetti a questo scambio illecito di dati, il Nord America è in cima alla classifica (54,5% del volume totale), seguito dall’Europa (23,8%). Tra i paesi più soggetti a scambio di dati di carte di credito, l’Italia è al 16° posto.

Il Digital Markets Act (DMA), la legge europea sul mercato digitale è attiva dal 7 marzo, e mira a garantire maggiore trasparenza e interoperabilità tra le piattaforme, incidendo su come i consumatori scaricano applicazioni, cercano informazioni online e comunicano tra diverse applicazioni. Inoltre, ha lo scopo di introdurre maggiori responsabilità per le grandi piattaforme online, come Apple, Google, Meta e Amazon.
Il DMA e la legge sui servizi digitali (DSA) costituiscono un insieme di norme che si applicano in tutta l’Unione. 

Obiettivi principali delle due normative sono creare uno spazio digitale più sicuro, in cui siano tutelati i diritti fondamentali di tutti gli utenti dei servizi digitali, e creare condizioni di parità per promuovere l’innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo sia a livello globale.

Obiettivo: prevenire la formazione di ecosistemi chiusi e garantire maggiore competizione

Insieme al Digital Service Act (DSA), il DMA forma una riforma complessiva del settore digitale in Europa, con l’obiettivo di prevenire la formazione di ecosistemi chiusi che limitano la concorrenza e i diritti dei consumatori.

In particolare, si vuole dare agli utenti la libertà di utilizzare i propri dispositivi, come gli smartphone, senza restrizioni imposte dai produttori.
Questo cambiamento normativo promette una maggiore competizione nel mercato digitale, favorendo l’ingresso di nuovi operatori e offrendo agli utenti una maggiore varietà di servizi internet

Cambiano le regole per l’uso di oltre 20 servizi digitali

Diverse regole per l’uso di oltre 20 tra i principali servizi digitali cambieranno, influenzando sistemi operativi, app di messaggistica, piattaforme di social media e motori di ricerca. Gli utenti non saranno più vincolati alle impostazioni predefinite sui dispositivi.

Ad esempio, Apple consentirà agli utenti europei di scaricare app al di fuori dell’App Store e scegliere liberamente il motore di ricerca.
Analogamente, gli utenti Android potranno fare lo stesso, e Microsoft non imporrà l’uso del browser Edge.

No alla condivisione dei dati degli utenti per pubblicità mirate

In termini di pubblicità e social media, il DMA proibirà alle aziende di favorire i propri servizi rispetto a quelli concorrenti, e limiterà la condivisione dei dati degli utenti per annunci pubblicitari mirati.

I social network non potranno più mostrare annunci personalizzati basati su dati sensibili o rivolti ai minori. Inoltre, Meta dovrà consentire agli utenti di separare gli account Facebook e Instagram.
Ultima novità, il DMA prevede che i sistemi di messaggistica siano interoperabili, permettendo lo scambio di messaggi di testo, video e immagini tra diverse applicazioni.

Secondo il Global Esg, Compliance and Risk Report 2023 del Boston Consulting Group, per un’impresa la differenza tra sopravvivere e prosperare sta nella capacità di anticipare e gestire i rischi in modo efficace. Nonostante sembri che il peggio sia alle spalle e l’economia stia rallentando, tagliare i costi nella gestione del rischio sarebbe un errore.
L’analisi del Boston Consulting Group offre una prospettiva basata su interviste condotte con dirigenti di 150 gruppi operanti in vari settori e mercati. 

Negli ultimi tre anni, caratterizzati da pandemia, crisi energetica e conflitti, le imprese hanno dovuto affrontare sfide senza precedenti. E in un’epoca definita ‘permacrisi’, una condizione di crisi permanente caratterizzata dal susseguirsi e sovrapporsi di situazioni d’emergenza, per le aziende la gestione del rischio emerge come elemento chiave per la sostenibilità e la prosperità.

Nell’era della permacrisi prevenire diventa cruciale

Investire nella prevenzione e gestione dei rischi, da quelli tradizionali, come carenze di manodopera o tecnologie obsolete, a quelli emergenti, legati a crisi climatica, responsabilità Esg, regolamentazione, cyberattacchi e Intelligenza artificiale, risulta cruciale. 
La gestione del rischio, poi, non è più un aspetto rilevante solo per il settore finanziario, ma è altrettanto essenziale per settori come energia e trasporti.

La continuità operativa in situazioni estreme, come pandemie o cyberattacchi su larga scala, diventa imperativa per tutte le aziende. Esiste un divario evidente tra le aziende esperte nella gestione del rischio e quelle meno mature, ma c’è una crescente consapevolezza di integrare la gestione dei rischi con le attività aziendali.

L’importanza dei sistemi di controllo aumenta con la dimensione aziendale

I risultati del sondaggio mostrano che circa tre quarti delle aziende esperte nella gestione del rischio attribuiscono a questa competenza un ruolo determinante nel superare le recenti crisi, mentre solo il 37% delle imprese meno mature condivide la stessa percezione.

La dimensione aziendale gioca un ruolo chiave, con l’importanza dei sistemi di controllo che aumenta con la grandezza del gruppo.
Le aziende più grandi beneficiano di efficaci prevenzioni dei rischi, utilizzando comitati ad hoc, incorporando la gestione del rischio nella strategia industriale e analizzando i dati. Tecnologie come l’Intelligenza artificiale vengono utilizzate per prevedere e mitigare i rischi.

Come devono agire le imprese in via di sviluppo? 

La sfida per le imprese nelle prime fasi di sviluppo della gestione del rischio è la mancanza di supporto dei vertici e la cultura aziendale non adeguata per affrontare i pericoli emergenti.
La chiave per passare da dilettanti ad aziende mature nella gestione del rischio è, quindi, quella di istituire un organismo centrale che definisca una strategia basata su un’analisi approfondita dei rischi tradizionali ed emergenti.

Il flusso informativo, riporta Adnkronos, deve essere bidirezionale, dai livelli operativi al comitato strategico. La raccolta e l’analisi in tempo reale dei dati, potenziate dall’uso di AI, sono fondamentali.
Personale con competenze strategiche, capacità di analisi dei dati e capacità di guidare l’azienda verso un nuovo modello di gestione del rischio sono i prossimi passi che le aziende devono muovere.

Salesforce, il sistema di gestione della relazione con il cliente basato sull’intelligenza artificiale (AI CRM) a livello mondiale, ha diffuso i dati relativi alla Cyber Week 2023, analizzando gli acquisti di oltre 1,5 miliardi di consumatori sulla piattaforma Salesforce Customer 360. Le vendite globali hanno registrato un incremento del 6% rispetto all’anno precedente, raggiungendo la cifra notevole di 298 miliardi di dollari.

Il Cyber Monday totalizza il top di vendite

Focalizzandosi sullo scenario italiano, il giorno più performante della Cyber Week è stato il Cyber Monday, il 27 novembre, con una crescita delle vendite online del 10% rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda gli ordini effettuati, il picco si è verificato mercoledì 22 novembre, con un aumento del 17% rispetto al 2022. Nel corso dell’intera settimana, il traffico online in Italia è cresciuto del 4%, e gli italiani si confermano come utenti mobile first, con l’80% del traffico proveniente da dispositivi mobili durante il Cyber Monday, rispetto al 75% a livello globale.

L’andamento degli ordini

Analizzando la Cyber Week 2023 a livello mondiale, la crescita è stata trainata principalmente dal volume degli ordini, registrando un aumento della domanda dei consumatori per la prima volta in oltre cinque trimestri. Nonostante le promozioni iniziali, i consumatori più pazienti hanno ottenuto offerte interessanti per la Cyber Week, portando a una decisa performance nel periodo.

Le vendite digitali durante la Cyber Week hanno raggiunto i 298 miliardi di dollari a livello globale, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente, mentre il traffico ha segnato un +5%. Gli sconti interessanti hanno contribuito a una crescita notevole delle vendite durante il Black Friday e il Cyber Monday, con un aumento dell’8% e del 5%, rispettivamente, a livello globale.

Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale…

L’intelligenza artificiale ha giocato un ruolo chiave, influenzando vendite online per un valore di 51 miliardi di dollari a livello globale. I consumatori hanno preferito gli acquisti da dispositivi mobili, rappresentando il 79% del traffico e-commerce durante la Cyber Week, in aumento rispetto al 76% del 2022. Le campagne di marketing hanno sfruttato canali alternativi, con un aumento del 37% nei messaggi inviati tramite notifiche push, SMS e servizi di streaming.

Gli sconti, aumentati per soddisfare la domanda latente, sono stati in media del 27% a livello globale, con settori come il makeup (38%) e l’abbigliamento generico (33%) che hanno offerto le migliori promozioni. Una maggiore trasparenza sugli sconti ha ridotto il tasso di resi al 5%, dopo il picco senza precedenti della scorsa Cyber Week.
I rivenditori monomarca hanno registrato una crescita online doppia rispetto a quelli multimarca, con un aumento del 8% rispetto al 5%. Gli acquisti con opzioni di pagamento alternative, come Buy Now Pay Later (BNPL), sono aumentati dell’8% su base annua.

… e quello dell’automazione

L’automazione è stata un elemento chiave durante la Cyber Week, con i messaggi dei chatbot che sono cresciuti del 79% a livello globale. Salesforce, garantendo il 100% di uptime, ha contribuito a offrire esperienze digitali personalizzate e veloci attraverso Commerce Cloud, Marketing Cloud e Service Cloud.

In sintesi, l’analisi ha sottolineato il ruolo fondamentale dell’intelligenza artificiale, della mobilità e degli sconti mirati nella Cyber Week 2023, evidenziando una forte reazione dei consumatori e una crescente adozione di strategie digitali da parte dei rivenditori.

I titolari di partita IVA che avviano una nuova attività possono beneficiare dell’applicazione della flat tax al 5%. Questa agevolazione fiscale è pensata per sostenere chi intraprende un’attività imprenditoriale e prevede che, per i primi cinque anni di attività, la tassazione sia ridotta al 5%. Tuttavia, ci sono specifici requisiti da rispettare per poter accedere a questo regime agevolato.

Una sorta di benefit per le start up

La flat tax al 5% si applica alle nuove attività e rappresenta una sorta di regime fiscale per le startup. Durante i primi cinque anni di attività, la tassazione prevista per chi adotta il regime forfettario si abbassa dal 15% al 5%. Questo significa che i nuovi imprenditori possono approfittare di una tassazione meno onerosa durante la fase iniziale della loro impresa.
Tuttavia, l’applicazione di questa agevolazione fiscale è condizionata al rispetto di requisiti specifici. Affinché un’attività sia considerata “nuova” e qualificata per la flat tax al 5%, devono essere soddisfatte alcune condizioni:

1 – Il contribuente non deve aver svolto un’attività artistica, professionale o d’impresa nei tre anni che precedono l’inizio dell’attività, sia in forma individuale sia associata o familiare.

2 – La nuova attività non deve rappresentare una continuazione di un’attività precedentemente svolta come lavoro dipendente o autonomo, a meno che questa precedente attività non sia stata una pratica obbligatoria per l’accesso a professioni specifiche.

3 – Nel caso in cui si stia continuando un’attività precedentemente svolta da un altro soggetto, i ricavi o compensi ottenuti nell’anno fiscale precedente non devono superare il limite stabilito per l’accesso al regime forfettario, che attualmente è fissato a 85.000 euro.

Queste condizioni specifiche si aggiungono ai requisiti generali già previsti per l’accesso e la permanenza nel regime forfettario. Ad esempio, il limite di ricavi o compensi di 85.000 euro per l’anno precedente è uno dei requisiti da rispettare.

Le spese extra

Va inoltre considerato che l’applicazione della tassazione agevolata del 5% è subordinata non solo al rispetto del limite di ricavi nell’anno precedente. Infatti, per poter accedere a questa agevolazione fiscale è necessario  che le spese per lavoro accessorio e per l’assegnazione di compensi ai collaboratori non superino i 20.000 euro all’anno.

Quando non si può 

Ci sono anche alcune cause che possono escludere un’attività dal regime forfettario, come l’applicazione di regimi speciali IVA o di determinazione del reddito, la non residenza (ad eccezione di chi risiede in Paesi dell’Unione Europea o dell’Accordo sullo Spazio Economico Europeo con adeguato scambio di informazioni), e l’esercizio predominante di operazioni di vendita di immobili, terreni edificabili o mezzi di trasporto nuovi.

Inoltre, il regime forfettario, sia per le attività ordinarie sia per le startup, non è accessibile ai titolari di partita IVA che partecipano contemporaneamente a società di persone, associazioni o imprese, o che controllano direttamente o indirettamente società a responsabilità limitata o associazioni con partecipazioni in attività riconducibili a quella svolta individualmente.
Infine, non possono usufruire della flat tax coloro che svolgono prevalentemente attività verso il loro ex datore di lavoro dei due anni precedenti e verso soggetti direttamente o indirettamente riconducibili, nonché i titolari di redditi da lavoro dipendente o assimilati superiori a 30.000 euro nell’anno precedente, fatta eccezione per i casi di cessazione del rapporto di lavoro.

Parola di algoritmo: la parità di genere è il primo fra gli obiettivi di sostenibilità delle imprese italiane. Lo attesta un recente studio condotto da InfoCamere in collaborazione con Values 20, la comunità di esperti internazionali nata per supportare il tema dei valori delle politiche pubbliche nell’ambito del G20. L’analisi è stata realizzata grazie alla sperimentazione di un algoritmo, basato sul machine learning applicato alle dichiarazioni contenute nell’oggetto sociale delle imprese, per cercare somiglianze testuali con i singoli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg).

Inclusione, diversità, pari opportunità al centro della vision aziendale

In assenza di criteri condivisi di riconoscibilità dell’impegno sulla sostenibilità, lo studio ha provato a sfruttare la potenza dell’Intelligenza artificiale per disegnare il profilo di un fenomeno di crescente rilevanza, ma ancora difficilmente quantificabile. La certificazione sulla parità di genere è uno degli strumenti più importanti attraverso cui le aziende manifestano una partecipazione attiva verso la cultura dell’inclusione, della diversità e delle pari opportunità. Temi sempre più al centro della vision aziendale negli ultimi anni. In particolare, nell’ambito dell’impegno verso gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Ma il greenwashing riguarda anche il gender gap

Cresce quindi a livello globale la consapevolezza dell’impatto esercitato dalle attività umane e dai modelli sociali ed economici sulla qualità della vita. Dal punto di vista delle imprese, anche sulla spinta di una maggiore competitività e del rafforzamento del rapporto con clienti e consumatori, si è ampliata la schiera delle realtà che riconoscono l’importanza di improntare la propria attività a principi di sostenibilità riconosciuti e riconoscibili. Al punto che anche sui temi della sostenibilità si è sviluppato il fenomeno del greenwashing, il tentativo di migliorare l’immagine pubblica tramite la presentazione distorta o esagerata di pratiche sostenibili, tra cui anche i divari di genere.

Una certificazione per le imprese “paritarie”

A luglio 2021 il governo italiano ha varato una Strategia Nazionale per la Parità di genere, nel cui ambito uno degli strumenti principali è la certificazione, introdotta con l’obiettivo di migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro e a ruoli di leadership. Per le imprese la certificazione rappresenta una delle iniziative centrali all’interno del PNRR per il raggiungimento dell’obiettivo trasversale della parità di genere e per il sostegno all’empowerment delle donne.
In questo quadro, l’impegno delle imprese si sviluppa sempre più spesso sul fronte del work-life balance e del welfare, creando le condizioni per un ambiente di lavoro più attrattivo, e in linea con le aspettative delle persone che vi lavorano.

Gli iPhone insieme ai loro codici di accesso sono nel mirino dei ladri. E se si parla spesso dell’importanza di password forti e uniche, stringhe alfanumeriche usate per proteggere gli account online, è il passcode, la breve sequenza di numeri utilizzata per sbloccare lo smartphone, a presentare una vulnerabilità unica. Un recente aggiornamento di Apple non risolve però il problema. L’azienda ha infatti introdotto la possibilità di utilizzare chiavi di sicurezza hardware, piccoli dongle USB, per proteggere l’ID Apple.
Ma nei test condotti dal Wall Street Journal, le chiavi di sicurezza non hanno impedito la modifica dell’account utilizzando solo il codice di accesso. E il codice di accesso stesso poteva perfino essere utilizzato per rimuovere le chiavi di sicurezza dall’account. Come fare quindi per proteggere il dispositivo e i dati che contiene?

Come “nascondere” il codice di accesso al dispositivo

Non è sempre possibile evitare il furto del dispositivo, ma è possibile rendere più difficile ai ladri l’accesso ai dati sul dispositivo. Prima di tutto, coprire lo schermo in pubblico. Secondo le forze dell’ordine, i ladri escogitano modi intelligenti per imparare i codici di accesso delle persone, tra cui filmarle da lontano. Quando si è in giro, affidarsi a Face ID o Touch ID ogni volta possibile, per evitare che il codice di accesso venga spiato.
Nel caso in cui si debba digitarlo, trattare il codice di accesso come il PIN di un bancomat. Non digitare mai il codice davanti a estranei. Inoltre, rafforzare il codice di accesso. Utilizzare almeno sei cifre e renderlo complesso. Non più 1-2-3-4. I codici di accesso più lunghi sono più difficili da ‘scalfire’.

È possibile attivare protezioni aggiuntive

Nelle impostazioni di Display e luminosità, impostare il blocco automatico su 30 secondi, il tempo più breve possibile, in modo da non lasciare il telefono sbloccato per troppo tempo. Attivare poi una protezione aggiuntiva. Alcune app, come Venmo, PayPal e Cash App, consentono di aggiungere un codice di accesso. Basta non usare lo stesso dell’iPhone. E magari utilizzare un gestore di password di terze parti, come 1Password o Dashlane, che offrono l’autenticazione biometrica, ma richiedono una master password separata in caso di fallimento.

In caso di furto dello smartphone agire tempestivamente

Inoltre, eliminare le scansioni di informazioni sensibili. Se si ha bisogno di copie digitali di documenti sensibili, utilizzare l’archiviazione sicura dei file in un gestore di password di terze parti. 
E se vi rubano l’iPhone, agite rapidamente, avverte Agi. Accedete a iCloud.com su un altro dispositivo prima possibile e fate clic su Trova dispositivi per cancellare il telefono da remoto. Quindi, chiamate il vostro operatore telefonico o recatevi in un negozio per disattivare la SIM del telefono rubato, in modo che il ladro non possa ricevere i codici di verifica. E ricordare di accedere agli account sensibili, come Google, Venmo e Amazon, per cambiare le password e revocare l’accesso dal dispositivo rubato.

Le certificazioni ISO, tra cui ISO 9001, ISO 14001 e ISO 45001, sono strumenti fondamentali per dimostrare l’impegno delle aziende verso la qualità, l’ambiente e la sicurezza sul lavoro. Queste certificazioni internazionali rappresentano un riconoscimento globale dell’attenzione dedicata da un’impresa agli standard di gestione in questi ambiti.

Obiettivo qualità

L’ISO 9001 è un sistema di gestione della qualità ampiamente utilizzato in tutto il mondo. La certificazione si concentra sull’implementazione di processi ben definiti e sulla gestione efficace della qualità dei prodotti o servizi offerti da un’azienda. Le aziende certificate devono adottare un approccio sistematico per soddisfare le esigenze dei clienti e migliorare costantemente i loro processi, compresa l’identificazione dei rischi e delle opportunità, la misurazione delle prestazioni e l’attuazione di azioni correttive. I benefici dell’ISO 9001 includono un miglioramento della soddisfazione del cliente, un’efficienza operativa ottimizzata e una maggiore competitività sul mercato globale.

Attenzione all’ambiente

La certificazione ISO 14001 si concentra sulla gestione ambientale delle aziende. Aiuta le organizzazioni a identificare, monitorare e controllare gli impatti ambientali delle loro attività, promuovendo un approccio responsabile nei confronti dell’ambiente. Le aziende certificate devono sviluppare un sistema di gestione ambientale che comprende l’analisi degli impatti ambientali, il rispetto delle normative ambientali e l’impegno per il miglioramento continuo delle performance ambientali. I vantaggi dell’ISO 14001 includono una riduzione dell’impatto ambientale, la conformità normativa e un miglioramento dell’immagine aziendale.

Salute e sicurezza sul lavoro

L’ISO 45001 è una certificazione incentrata sulla gestione della salute e sicurezza sul lavoro. Fornisce un quadro per identificare e gestire i rischi relativi alla salute e sicurezza dei lavoratori, promuovendo un ambiente di lavoro sicuro e sano. Le aziende certificate devono adottare un approccio basato sul rischio per identificare e mitigare i pericoli, fornire formazione ai dipendenti e stabilire procedure per la gestione delle emergenze. I vantaggi dell’ISO 45001 includono la prevenzione degli incidenti sul lavoro, la conformità legale e il coinvolgimento attivo dei dipendenti nella gestione della salute e sicurezza.

Una dimostrazione dell’impegno delle imprese

In conclusione, le certificazioni ISO 9001, ISO 14001 e ISO 45001 sono strumenti fondamentali per dimostrare l’impegno delle aziende verso la qualità, l’ambiente e la sicurezza sul lavoro. Oltre a offrire vantaggi specifici per ciascuna area, queste certificazioni migliorano la reputazione dell’azienda e la rendono più competitiva. Per queste ragioni, sottolineano gli esperti di Qualifica Group, vale la pena valutare seriamente l’implementazione delle certificazioni ISO pertinenti.

L’evoluzione dei media plasma e trasforma le nostre esperienze, e le emozioni sono la fucina di questa trasformazione. Con l’emergere della realtà phygital le cyberemozioni segneranno la trasformazione dell’esperienza soggettiva, influenzando in modi nuovi, e ancora in parte impredicibili, i nostri comportamenti.
Ne sono convinti Andrea Gaggioli, ordinario di Psicologia generale Dipartimento di Psicologia Università Cattolica, campus di Milano e direttore Centro studi e ricerche di psicologia della comunicazione (PsiCom), e la professoressa Alice Chirico (PsiCom), che hanno pubblicato un editoriale sulla rivista Cyberpsychology, Behaviour and Social Networking, issue.
“Grazie alla crescente integrazione di realtà virtuale, realtà aumentata e intelligenza artificiale nel tessuto della nostra esistenza – spiegano Gaggioli e Riva -, potremmo sperimentare nuove forme di emozioni che non avevamo mai provato prima”.

La “natura virtuale” rende più inclini a difendere il pianeta

Queste nuove esperienze emotive che emergono dall’interazione con i mondi phygital potrebbero quindi sviluppare nuovi modi di espressione, comunicazione e comprensione delle emozioni altrui.
Ad esempio, se viviamo la natura, anche in modo virtuale, e sperimentiamo un senso di profonda meraviglia di fronte a essa, diveniamo più inclini a difendere il pianeta.
Lo studio ha quindi esaminato l’impatto ecologico di due scenari naturali in realtà virtuale (una foresta e un parco brullo), uno scenario non legato alla natura, ma in grado di indurre meraviglia (la visione della Terra dallo spazio), e un ambiente neutro dal punto di vista emotivo, raffigurante una stanza.
“Per misurare gli effetti delle esperienze virtuali abbiamo preso in esame due comportamenti”, spiegano i ricercatori: firmare o meno una petizione reale contro la produzione di imballaggi in plastica o prendere volantini relativi alla petizione da condividere poi con altre persone.

La profonda “meraviglia” e il coinvolgimento sociale

I risultati hanno evidenziato che sebbene tutti gli ambienti naturali simulati promuovano comportamenti a favore dell’ambiente, solo quello in grado di indurre profonda meraviglia porta le persone a prendere un maggior numero di volantini contro la produzione della plastica.
“Questi risultati riconfermano il ruolo chiave dell’esposizione ad ambienti naturali in realtà virtuale nel promuovere comportamenti ecologici – afferma Chirico, come riporta Adnkronos -, sottolineando il valore aggiunto di un ambiente naturale in grado di suscitare profonda meraviglia nel sostenere un maggiore coinvolgimento sociale verso la tutela dell’ambiente”.

Le cyberemozioni aiutano a comprendere meglio gli stati affettivi umani

“Le cyberemozioni, ovvero le emozioni generate e sperimentate in ambienti virtuali come la realtà virtuale, offrono opportunità uniche per comprendere meglio il funzionamento degli stati affettivi umani e per sviluppare nuovi approcci terapeutici, educativi e di sensibilizzazione – commentano Riva e Gaggioli -. Il futuro dello studio delle emozioni virtuali appare promettente e ricco di scoperte entusiasmanti, che potrebbero avere un impatto significativo sulla nostra comprensione delle emozioni umane e sulla qualità della nostra vita”.

L’Italia nel 2022 continua essere nel mirino dei cybercriminali per il furto di dai online, anche delle carte di credito. Gli hacker puntano infatti sulle combinazioni di dati che includono carte di credito e numeri di telefono per lo scambio sul dark web di credenziali di account di posta e numeri di telefono. E l’Italia è nella Top 20 dei paesi più colpiti al mondo per furto delle credenziali delle carte di credito.
Secondo l’ultimo Osservatorio Cyber realizzato da CRIF preoccupa inoltre l’incremento (+10,5%) relativo alla combinazione del numero della carta di credito insieme al cvv e data di scadenza. Tramite queste credenziali gli hacker possono rubare denaro, o concludere operazioni su web e dark web.

Oltre 1,6 milioni di alert, l’83,7% riferiti al dark web

Complessivamente il numero degli alert inviati nel 2022 è di oltre 1,6 milioni, la maggior parte riferita al dark web (1,5 milioni). In Italia, la quota degli alert inviati agli utenti sul dark web ha toccato l’83,7%, mentre solo il 16,3% degli utenti sono allertati per dati rilevati sul web pubblico. Scorrendo la classifica dei paesi maggiormente soggetti al furto delle credenziali delle carte di credito, l’Italia occupa il 14° posto della graduatoria mondiale. Inoltre, secondo la graduatoria delle e-mail più rilevate sul dark web, localizzando il provider, il dominio .it risulta il sesto dominio maggiormente colpito dal furto di password online.

Più colpiti over 60, in Lazio, Lombardia e Campania

Le fasce di popolazione maggiormente colpite dal furto di dati sono quelle degli over 60 anni (25,6%), 41-50 anni (25,7%) e 51-60 anni (25,4%). Gli uomini rappresentano la maggioranza degli utenti allertati dai servizi CRIF di protezione dei dati personali sul web (63,2%). Le aree geografiche in cui vengono allertate più persone sono il Nord (37,8% nel complesso) e il Centro (36%), ma in proporzione sono gli abitanti del Sud e del Nord Est che ricevono più alert. In particolare, le regioni in cui vengono allertate più persone sono Lazio (21,1%), Lombardia (14%) e Campania (7,9%), ma in proporzione sono gli abitanti di Sicilia, Molise e Umbria che ricevono più alert.

E-mail, codice fiscale e numero di telefono le credenziali più rubate

Sempre in Italia nel 2022 le tipologie di dati più frequentemente rilevati sull’open web, quindi pubblicamente accessibili da chiunque su Internet, sono state e-mail (46,7%) e codice fiscale (34,5%), seppure in calo sul totale rispetto al 2021, seguiti a distanza da numero di telefono (11,5%), username (3,7%) e indirizzo (3,7%). Nel dark web sono state invece le credenziali e-mail a essere più frequentemente rilevate nel 2022. Al secondo posto il numero di telefono, mentre sull’ultimo gradino del podio si colloca il codice fiscale. Questi preziosi dati potrebbero essere utilizzati per cercare di compiere truffe, ad esempio attraverso phishing o smishing.