Il fatturato dell’industria a maggio recupera, e segna un deciso incremento rispetto al mese precedente. Secondo le stime Istat, al netto dei fattori stagionali, l’aumento infatti è del 41,9%, Anche gli ordinativi destagionalizzati a maggio registrano un balzo congiunturale del 42,2%, che segue la caduta del 31,6% rilevata in corrispondenza del mese precedente,

Su base trimestrale invece l’Istat rileva un calo del 36,3%. Stessa dinamica per il fatturato, che nella media del trimestre marzo-maggio vede l’indice complessivo diminuire del 33,0% rispetto alla media del trimestre precedente.

Aumenti per il mercato interno e per quello estero

La dinamica congiunturale del fatturato riflette aumenti su entrambi i mercati, ovvero +45,7% il mercato interno e +35,2% quello estero. In maniera analoga, l’incremento congiunturale degli ordinativi risente di un più ampio incremento delle commesse provenienti dal mercato interno (+55,9%) rispetto a quelle provenienti dall’estero (+26,2%). Gli indici destagionalizzati del fatturato mostrano aumenti congiunturali diffusi in tutti i raggruppamenti principali di industrie. I beni strumentali segnano un incremento del 61,1%, i beni intermedi del 42,1%, l’energia del 34,1% e i beni di consumo del 30,0%.

A livello tendenziale tutti i settori del manufatturiero registrano variazioni negative

In termini tendenziali, e corretto per gli effetti del calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 22 di maggio 2019), il fatturato totale diminuisce del 25,9%, con cali di ampiezza simile nei due mercati, -25,8% il mercato interno e -26,2% quello estero. Con riferimento al comparto manufatturiero, tutti i settori registrano variazioni negative. Le flessioni sono meno marcate per il settore farmaceutico (-5,1%) e per quello alimentare (-5,8%), molto più ampie nei rimanenti: dall’industria della gomma (-19,9%) fino ai risultati dell’industria dei mezzi di trasporto (-43,7%) e delle raffinerie di petrolio (-53,0%).

Cali meno marcati nelle industrie farmaceutica, del legno e della carta

In termini tendenziali l’indice grezzo degli ordinativi diminuisce del 34,7% (-34,4% quello interno e -35,2% quello estero), mostrando riduzioni in tutti i settori. I cali meno marcati si registrano nelle industrie farmaceutica (-10,8%) e del legno e della carta (-27,3%), mentre i peggiori risultati si rilevano nei settori tessile e dell’abbigliamento (-46,5%) e dei mezzi di trasporto (-48,3%).

Nel corso della fase di rilevazione dei dati per il mese di maggio non vi è stata alcuna riduzione del tasso di risposta delle imprese a causa dell’emergenza sanitaria. L’Istat conferma però che sono state messe in atto azioni in fase di elaborazione dei dati per gestire in modo adeguato le variazioni eccezionali presenti in questo periodo.

All’ottimismo dello scrittore e psicologo Adam Grant, che dalle pagine dell’Economist si dice convinto che dopo la pandemia boss e company faranno scelte più etiche, si contrappongono i manuali di auto aiuto per dipendenti vessati dai capi. Fra questi, il nuovo Capi, colleghi, carriere. Questi sconosciuti, scritto dall’esperto di finanza Marco Morelli e del fumettista Lelio Bonaccorso. Il testo di Morelli spiega che i capi non sono tutti uguali, e ne tratteggia 7 figure tipiche. Dal boss vulcanico all’introverso, dall’amico di tutti allo chef, ognuno ha i suoi punti di forza e debolezza, che diventano vere proprie istruzioni per l’uso.

Il boss visionario e l’arrogante

Per il boss visionario il bicchiere è sempre mezzo pieno. Guarda sempre avanti, e riesce a creare team con i quali si comporta da guida spirituale. Ma tende a essere dispersivo, soffre le regole, e rischia di mandarvi in tilt. Con lui bisogna seguire i suoi input cogliendone spunti di vera novità, e riportarlo con i piedi per terra con riflessioni ponderate, riferisce Ansa. L’arrogante, invece, non sbaglia mai. È presuntuoso e altezzoso, si sente infallibile e lascia poco spazio agli altri. E impulsivo e accetta solo pochissimi eletti tra i suoi subordinati. Come fare? L’arroganza nasconde spesso timidezza e incapacità. Mantenetevi fuori dal suo radar, attivatevi solo su sua richiesta, ma il vostro lavoro deve essere sempre impeccabile. Questa l’unica arma per contenere chi è meno capace di voi.

Il coccodrillo e l’amicone

Poco esposto, il coccodrillo sta soprattutto chiuso nella sua stanza e quando gira per le postazioni lo fa in silenzio, osservando tutto. Riaffiora all’improvviso, convoca riunioni a sorpresa in cui interroga più che condividere. Forte e tenace, non tollera e annienta chi lavora con lui. Come interagire? Schivate i colpi che potrebbero disintegrare l’autostima, state a debita distanza e agite seguendo i suoi ritmi, assimilando forza, resilienza e resistenza. L’amicone invece si presenta come alleato e confidente, ed è anche simpatico. Può sembrare superficiale, ma non lo è. Non sottovalutatelo. La sua empatia spesso nasconde il desiderio di evitare critiche. Il segreto con lui è non andarci a pranzo, ma allinearsi al suo stile comunicativo, presentando idee e proposte, o lamentele, solo nei momenti non formali.

Agonista, chef stellato, o incapace?

L’agonista primeggia in tutto. Esige ordine, disciplina e metodo. Se non arriva sul podio entra in uno stato di autocommiserazione, e dubita di tutto e di tutti.

Siate reattivi e allenati, e quando dopo l’euforia è colto da delusioni dategli supporto e dettagli per programmare l’attività. Lo chef stellato si considera un vero artista, ricerca l’originalità. Convinto delle sue idee, il team deve seguire i suoi input: mai modificare gli ingredienti. Però è anche un capo riconoscente, e se avete cucinato bene, vi valorizzerà. Con lui mettete da parte le ambizioni, solo così potrete proporre nuove idee. E l’incapace? Il mondo ne è pieno: a qualcuno fanno comodo. Dovete solo dare una mano e sperare che cambi.

Con la quarantena i milioni di italiani costretti a casa hanno dovuto cambiare le proprie abitudini di consumo e acquisto. Se prima del Covid per fare la spesa in molti preferivano i grandi supermercati e i centri commerciali ora sono più di 8,6 milioni coloro che hanno riscoperto i piccoli negozi sotto casa. Si tratta di una delle evidenza emerse dall’indagine commissionata da Facile.it all’istituto di ricerca mUp Research, in collaborazione con Norstat. Ma secondo l’indagine emerge anche il boom di donazioni e volontariato generato proprio dall’emergenza Coronavirus. Se sono quasi 1,4 milioni (3,2%) gli italiani che in qualche modo hanno aderito a enti o associazioni impegnate nell’emergenza il 14,8% (6.500.000) si è offerto di fare la spesa al posto di anziani o persone in difficoltà.

Negozi di quartiere vs grandi supermercati

Più in particolare, è il 19,7% degli italiani (pari a 8.655.000 persone) ad avere modificato le proprie abitudini di acquisto scegliendo i market sotto casa anziché i centri commerciali o i grandi supermercati. Questo, soprattutto i residenti nei grandi comuni (23,6% fra chi vive nelle città con oltre 250.000 abitanti), al Sud e le Isole (24%), e con età compresa tra i 55 e i 64 anni (24,3%). Quasi un intervistato su 5, il 18,3% (pari a più di 8 milioni), ha cercato di sostenere i negozi del proprio quartiere attraverso le consegne a domicilio, percentuale che sale al 24% fra coloro di età superiore a 54 anni. Ovvero una fetta della popolazione corrispondente a poco meno di 3.150.000 persone.

Boom di donazioni e volontariato

L’indagine ha messo in evidenza come durante la quarantena gli italiani si siano dedicati a sostenere chi era in difficoltà, e lo abbiano fatto in modi diversi, tramite donazioni o volontariato.

Il 17% (7.450.000 individui circa) invece ha contribuito economicamente a raccolte fondi promosse da enti pubblici o soggetti privati, mente il 13,6% (5.945.000) ha donato cibo o beni di prima necessità direttamente alle persone in difficoltà. In particolare, a fare la spesa per chi si è trovato in difficoltà sono state soprattutto le donne (17,9% vs 11,6% uomini) e gli appartenenti alla fascia di età 45-54 anni (18,3%).
Mettere a disposizione le competenze professionali

Il 10,5% (più di 4,6 milioni di individui) ha invece dichiarato di aver contribuito a rendere più leggera la situazione mettendo a disposizione le proprie competenze personali o professionali. In particolare, i liberi professionisti, di cui il 16,4% ha offerto le proprie competenze, ovviamente a distanza. E c’è chi ha fatto ripetizioni via chat, idraulici che hanno guidato via web chi aveva bisogno di riparare rubinetti, o elettricisti che sono riusciti a risolvere piccoli e grandi problemi tramite videochiamata.

Con l’isolamento necessario a limitare la propagazione del Coronavirus gli italiani si sono lanciati sui supermercati online. Uno studio a cura di SpesaRossa.it, la piattaforma per la spesa locale online dei piccoli negozi di quartiere, fa emergere la crescita dell’e-commerce dei prodotti alimentari e di largo consumo a un livello inaspettato fino a febbraio. 

“Il mercato dell’e-commerce alimentare e dei prodotti di consumo ha raggiunto in 30 giorni un livello di maturità tale per cui cambieranno radicalmente le abitudini dei consumatori – commenta Ivan Laffranchi, fondatore di SpesaRossa.it -. La grande distribuzione e i negozianti locali stanno per affrontare una rivoluzione senza precedenti e dovranno cambiare le loro strategie se vogliono sopravvivere”.

Le piattaforme di supermercati online crescono in modo differente 

Secondo lo studio le piattaforme di supermercati online crescono in modo differente in funzione del traffico dei mesi precedenti. Sul fronte della crescita vince Supermercato24, con un +1.230% di traffico, mentre dal punto di vista del numero di visite Esselunga vince con Esselunga.it e Esselungaacasa.it, rispettivamente con quasi 9 milioni di visite e 7 milioni di visite. La ricerca ha poi analizzato il traffico di utenti, i tempi di permanenza sui siti, le pagine viste e il bounce rate, ovvero la frequenza di rimbalzo che consente di valutare l’aspettativa del visitatore.

Supermercato24 ed Esselunga campioni di visite

Più in dettaglio, Supermercato24, re indiscusso della crescita, passa da 320.000 visite di febbraio a 4.3 milioni di marzo, con una crescita dell’oltre 1000%, un tempo medio di permanenza sul sito di 6 minuti e un bounce rate di poco più del 40% (41.4%). Esselungaacasa.it, con +621% a marzo rispetto a febbraio, raccoglie 7 milioni di visite, una frequenza di rimbalzo molto bassa (21.93%) e una sessione di visita media di 12 minuti e 30 secondi. Esselunga vince anche con il suo sito istituzionale esselunga.it, che registra quasi 9 milioni di visite a marzo (8.900.000 visite), con un bounce rate decisamente più alto (46.23%) di esselungaacasa.it, a dimostrazione che una migliore user experience e profilazione degli utenti permette di abbattere la frequenza di rimbalzo.

Piemonte, Sardegna e Lombardia le regioni più attive

Dal punto di vista della geolocalizzazione degli utenti per la ricerca tramite ‘spesa online’ le regioni più attive sono Piemonte, Sardegna e Lombardia.

In ogni caso, Carrefour.it segna un +136%, e passa da 1,4 milioni di visite di febbraio a 3.250.000 visite di marzo, una percentuale di rimbalzo del 49.64% e oltre 7 minuti di permanenza media sul sito. Conad.it invece segna un + 218%, e registra quasi 4 milioni di visitatori a marzo, con un bounce rate del 37%. E-coop.it passa da 480.000 utenti di febbraio a 1,5 milioni di utenti a marzo, e un bounce rate di oltre 50%, la frequenza di rimbalzo più alta tra i siti analizzati.

Sul fronte del commercio di prossimità Spesarossa.it registra nelle prime 2 settimane di attività 20.000 visite con centinaia di ordini a destinazione di macellai, gastronomie, ambulanti e vivai.

All’interno di uffici e studi professionali di ogni tipo, vi è solitamente una sala d’attesa dove gli utenti sono invitati ad attendere il proprio turno. Considerando che l’attesa di ciascuno può durare pochi minuti così come un’ora o più, è bene fare in modo da rendere questo lasso di tempo il più possibile piacevole e confortevole. Offrire a tutti la possibilità di potersi dissetare è già un buon inizio, in quanto l’acqua può dare sollievo soprattutto nelle giornate afose o in tutte quelle occasioni in cui si avverte la necessità di bere. L’ufficio che decide di erogare questo servizio deve necessariamente tenere a mente i costi al litro dell’acqua (quella dei boccioni costa molto di più di quella di rubinetto) e la qualità della stessa. Non sempre però, preferire la soluzione più economica comporta necessariamente il dover rinunciare alla qualità, al contrario. È ad esempio questo il caso dei distributori d’acqua per ufficio proposti da IWM, che ha rivoluzionato il settore.

Grazie a questo dispenser di ultima generazione infatti, è possibile prelevare direttamente dalla rete idrica l’acqua da bere e trattarla opportunamente grazie al sistema ad osmosi inversa di cui è dotato. L’acqua sarà dunque ancora più salutare e pura dopo il trattamento, con il grande vantaggio di avere il costo basso che tutti sappiamo (l’acqua di rubinetto è decisamente più economica di quella in bottiglia o dei boccioni), ma non solo. Gli innovativi distributori d’acqua IWM consentono anche di personalizzare l’acqua in base ai propri gusti per quel che riguarda la temperatura, il che è davvero eccezionale, così come il poterla bere gasata e magari accompagnata da qualche cubetto di ghiaccio. È una soluzione sempre più adottata all’interno di uffici di ogni tipo, sia per la sua convenienza che per l’assoluta tranquillità del sapere che sarà la stessa IWM ad occuparsi degli interventi di manutenzione periodica.

Nelle settimane di reclusione obbligata in casa a causa del codid-19, molti sono riusciti a sopravvivere all’ansia e alle ore vuote grazie all’intrattenimento offerto dalla televisione. Non solo, la rete, spesso denigrata, è stata invece un’ancora di salvezza per moltissimi italiani che hanno avuto accesso alle trasmissioni televisive anche via web e app. Insomma, tutti guardiamo la televisione in queste giornate forzatamente casalinghe. E i nostri connazionali, forse anche per non litigare per il possesso del telecomando, stanno sviluppando l’abitudine a seguire i loro programmi preferiti su smartphone, tablet, computer.

I dati dell’Auditel

Come riporta l’Ansa, i dati dell’Auditel parlano chiaro. I numeri, elaborati dall’Osservatorio dello Studio Frasi, rivelano che nella settimana dall’8 al 15 marzo le tv tradizionali hanno raccolto sui rispettivi siti o via app ben 338 milioni di clic e l’ascolto ‘digitale’ ha fatto segnare 507 milioni di ore in più rispetto alle corrispondenti settimane di gennaio e febbraio, quando non era ancora esplosa l’emergenza coronavirus. Insomma, la televisione attraverso il digitale ha registrato aumenti davvero sorprendenti.

Chi vince nella battaglia di connessioni, share e audience

Nella classifica di quali siano le reti preferite dagli italiani, non sorprende che sia la Rai a conquistare il primo posto con poco più di 37mila device connessi nel giorno medio e circa 254mila ore in più rispetto alla settimana precedente. Va invece a Sky la medaglia d’oro per quanto riguarda i clic (171,3 milioni). Lo share digitale (monitorato quindi sugli altri device) della tv pubblica, la Rai appunto, è del 34.13%; seguono Mediaset (32.94%), Sky (25.51%), La7 (4.33%) e Discovery (2.17%). Sul fronte dei canali preferiti, via web e via app, quelli più visti risultano essere nell’ordine Canale 5, Rai1, Rai2, Sky Digital News, La7, Sky Tg24 e Rainews 24.

Richiesta massima di notizie

Per ciò che concerne la tipologia di programmi più ricercata, e anche qui è un dato che non stupisce, la massima richiesta va alle news. Tra l’8 e il 15 marzo Sky Tg24 fa segnare un +531% in termini di device connessi e di tempo di fruizione mentre Rainews 24 +284%. Segno che anche i giovani, abituati all’uso di tablet e smartphone, cercano aggiornamenti sull’emergenza. “I dati – commenta Francesco Siliato, partner dello Studio Frasi e responsabile dell’Osservatorio – evidenziano chiaramente la crescita del consumo di contenuti in streaming e on demand: stando a casa, anche il pubblico della tv tradizionale, mediamente più anziano, sta potenziando la tendenza a scegliere quello che vuole, quando vuole. Un’abitudine che tenderà a rafforzarsi anche quando l’emergenza sarà finita”. 

Si chiama MonitorMinor ed è un nuovo tipo di stalkerware con funzionalità superiori a tutti quelli rilevati in precedenza. Questo software consente agli stalker di accedere segretamente a qualsiasi dato e di tracciare l’attività sui dispositivi monitorati, compresi i servizi di messaggistica e i social network più popolari, costituendo una minaccia per la privacy e un rischio per le informazioni e la vita personale di molte persone. Non sempre il monitoraggio e il controllo dei dati delle persone ha conseguenze sul piano tecnologico, tuttavia, gli sviluppatori di MonitorMinor hanno oscurato l’applicazione per contrastare gli strumenti anti-stalkerware.

MonitorMinor ottiene l’accesso ai dati dagli strumenti di comunicazione più diffusi

Secondo Karspesky le prime versioni di stalkerware utilizzavano la tecnologia geofencing, che consente all’operatore di individuare la posizione della vittima, e nella maggior parte dei casi, di intercettare sms e dati delle chiamate.

MonitorMinor invece non si limita a questo. Poiché le chat sono un mezzo fondamentale per la raccolta dei dati, il programma mira a ottenere l’accesso ai dati da tutti i più diffusi strumenti di comunicazione moderni. Ad esempio, sebbene in un sistema operativo Android “pulito” la comunicazione diretta tra le applicazioni sia impedita dalla sandbox, la situazione può essere ribaltata se viene installata un’applicazione di tipo super-user (SU utility), che garantisce l’accesso root al sistema. Una volta installata questa utility SU, i meccanismi di sicurezza del dispositivo decadono.

La minaccia può accedere ai pattern di sblocco dello schermo

Utilizzando questa utility i creatori di MonitorMinor consentono l’accesso completo ai dati su una varietà di popolari social media e applicazioni di messaggistica come Hangouts, Instagram, Skype, Snapchat e altri.

Inoltre, utilizzando i privilegi di root, lo stalkerware è in grado di accedere ai pattern di sblocco dello schermo, consentendo all’operatore dello stalkerware di sbloccare il dispositivo quando si trova nelle vicinanze o quando ne ha accesso fisico. Si tratta di una caratteristica unica che Kaspersky non ha mai identificato in precedenza, in nessuna minaccia per piattaforma mobile.

Implementa tutti i tipi di funzionalità di tracciamento ed è quasi impossibile da rilevare

Lo stalkerware però può operare in modo efficace anche senza accesso root, abusando dell’API del Servizio di Accessibilità progettato per rendere i dispositivi accessibili agli utenti disabili. Utilizzando questa API lo stalkerware è in grado di intercettare qualsiasi attività nelle applicazioni e di trasmettere audio in diretta. “MonitorMinor è superiore ad altri stalkerware per molti aspetti – dichiara Victor Chebyshev, research development team lead di Kaspersky – implementa tutti i tipi di funzionalità di tracciamento, alcune delle quali sono uniche, ed è quasi impossibile da rilevare sul dispositivo della vittima”. L’accesso nascosto diffuso, senza alcuna notifica all’utente, crea infatti un’applicazione progettata apposta per pedinare virtualmente un’altra persona.

Quando si decide di cambiare la cucina di casa si va sempre un pò in confusione perché non è mai semplice scegliere qualcosa semplicemente provando ad immaginare come possa inserirsi nel contesto di casa. Una bella cucina componibile, moderna e dal design ricercato, è abbastanza semplice da riconoscere ma non è detto che possa riempire perfettamente gli spazi all’interno dei nostri locali e godere di quella luce necessaria a mettere in evidenza ogni sfumatura. Questi sono i dubbi che solitamente interessano chi decide di rinnovare questo ambiente così importante di casa, ed è naturale nutrire dei dubbi o voler essere assolutamente sicuri trattandosi di un acquisto importante del quale non è possibile pentirsi. Pedrazzini Arreda risolve ogni dubbio o perplessità grazie a tutta una serie di servizi efficienti e all’avanguardia offerti alla propria clientela. Un team di progettisti aiuterà il cliente nell’individuare la soluzione più adatta, sulla base delle esigenze specifiche e degli spazi a disposizione.

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E’ il web il “motore dell’informazione: lo rivela il 16° Rapporto Censis, evidenziando che sia il mezzo televisivo sia la tv conquistano nuova forza proprio grazie alla rete. Qualche dato particolarmente significativo: nel 2019 il numero di utenti che guarda la tv è rimasto stabile, ma con delle differenze. Calano infatti i fruitori della tv tradizionale (il digitale terrestre: -2,5% in un anno), mentre resta salda l’utenza della tv satellitare (-0,1%) e aumentano in maniera sostenuta sia la tv via internet  (web tv e smart tv al 34,5% di utenza, +4,4% in un anno) e quella mobile, che segna un 28,2% di spettatori con un incremento del 2,3% in un solo anno. In particolare, il Rapporto evidenzia quando sia diventato “normale” per gli utenti combinare su misura programmazione classica e palinsesti personali.

La radio tra i media più dinamici

La radio, da sempre tra i media più all’avanguardia, continua a conservare in Italia un numero stabile di ascoltatori, uguale di anno in anno: sono il 79,4% dei nostri connazionali. Quello che cambia, anche in questo caso, è la modalità di fruizione: calano infatti gli ascoltatori che usano l’apparecchio tradizionale (-5,3%), quelli che preferiscono l’autoradio sono costanti (+0,3% sul 2018) mentre aumentano le persone che sentono le trasmissioni radio via pc (+0,3% per un totale del 17,3% degli italiani). Ma il segmento che in assoluto registra i maggiori incrementi è quello degli utenti via smartphone: sono il 21,3% della popolazione, con un +0,6% sull’anno precedente.

Sempre più Internet

Il Rapporto sottolinea poi, come era inevitabile, un costante aumento degli utilizzatori di Internet: dal 78,4% al 79,3% della popolazione, con una differenza positiva di quasi un punto percentuale in un anno. Gli italiani che utilizzano gli smartphone salgono dal 73,8% al 75,7% (con una crescita dell’1,9%, quando ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione). I social network più popolari sono YouTube, utilizzato dal 56,7% degli italiani (il 76,1% tra i 14-29enni), Facebook dal 55,2% (il 60,3% dei giovani), Instagram dal 35,9% (il 65,6% degli under 30). E WhatsApp è utilizzato dal 71% degli italiani: il 3,5% in più in un anno, arrivando all’88,9% dei 30-44enni ma scendendo al 30,3% tra gli over 65.

Migliora la “salute” di carta stampata e libri

Infine, una buona notizia per i fan della carta stampata: rimane ferma la percentuale di lettori di quotidiani cartacei, al 37,3%, segnando la fine di un’emorragia costante degli ultimi anni. I lettori di libri, poi, sono sempre fermi alle stesse percentuali: chi dichiara di aver letto almeno un libro nel 2019 è pari al  41,9%, praticamente un dato identico al 2018.

Non c’è battaglia: il Colosseo è in assoluto il sito storico-artistico italiano più visitato, lasciando alle spalle altri gioielli nazionali come le Gallerie degli Uffizi e Pompei. La hit 2019 dei 30 dei musei e dei parchi archeologici statali dello Stivale più apprezzati dai visitatori è stata resa nota di recente dal MiBACT.

Quasi 30 milioni di visitatori per le meraviglie d’Italia

Se il Colosseo si conferma in testa alla classifica con con oltre 7,5 milioni di visitatori, seguito dagli Uffizi e da Pompei con rispettivamente 4,4 milioni di ingressi e 4 milioni di presenze, in generale l’Italia museale ha messo a segno un’ottima annata. Complessivamente, evidenzia il MiBACT, nei primi trenta musei e parchi archeologici statali sono entrati nel 2019 quasi 30 milioni di visitatori (circa 700.000 ingressi in più rispetto al 2018, con un incremento del 2,4%) che rappresentano più della metà dei visitatori dell’intero sistema museale statale. “A qualche anno dalla riforma dei musei i risultati straordinari si vedono sempre di più grazie al lavoro dei direttori e di tutto il personale. Più incassi vogliono dire più risorse per tutela e ricerca, servizi museali. Andremo avanti sul percorso dell’innovazione”, ha commentato il ministro per i Beni e le Attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini.

Chi sale e chi scende nella classifica Pompei in terza posizione ha registrato una decisa crescita (160mila biglietti in più rispetto l’anno precedente), seguita dalla Galleria dell’Accademia di Firenze e da Castel Sant’Angelo di Roma. Tra i “casi” più eclatanti c’è l’exploit della Galleria Nazionale delle Marche che, con circa 70.000 biglietti in più rispetto ai quasi 195.000 visitatori del 2018, segna un +36,8% e sale di sette posizioni entrando al ventiseiesimo posto in Top 30, dove mancava dal 2012. A seguire una crescita significativa dei musei napoletani, capeggiata dal Museo di Capodimonte, che aumenta del 34,2% i visitatori e con quasi 253.000 ingressi scala quattro posizioni in classifica. Ottime performance anche per Castel Sant’Elmo, che passa da quasi 225.000 a 267.000 visitatori salendo dal trentesimo al ventisettesimo posto con un +18,7% di ingressi, e per Palazzo Reale, che con una crescita di visitatori dell’11% arriva a oltre 270.000 biglietti staccati che valgono il venticinquesimo posto in classifica, due posizioni in più rispetto all’anno scorso. Bene in termini di crescita anche le Terme di Caracalla a Roma, con un aumento del 10,9% dei visitatori sul 2018, e il Castello di Miramare a Trieste, con un +10,7% di ingressi. Ottimo risultato anche per Palazzo Ducale di Mantova, che da 324.000 visitatori passa a oltre 346.000 ingressi, un incremento del 7% su base annua che gli permette di salire di tre posizioni e piazzarsi al diciottesimo posto in classifica