Come sta andando il comparto immobiliare italiano dopo lo tsunami del coronavirus? Il terzo trimestre del 2020 si è chiuso in positivo, però le prospettive per il breve e medio periodo sono decisamente meno ottimistiche. A delineare gli scenari è l’indagine congiunturale Bankitalia condotta presso 1.490 agenti immobiliari dal 4 novembre al 9 dicembre 2020. Più nel dettaglio, la quota di agenzie che hanno venduto almeno un immobile nel terzo trimestre è risalita su valori in linea con quelli precedenti lo scoppio dell’epidemia di Covid-19; il saldo percentuale negativo fra la quota di coloro che riportano una flessione e un incremento dei prezzi è rimasto stabile rispetto alla precedente rilevazione. I giudizi sulle condizioni della domanda sono migliorati, così come quelli sull’andamento dei nuovi incarichi a vendere; i tempi di vendita e lo sconto medio sul prezzo richiesto dal venditore sono rimasti stabili.

Cambia la tipologia di immobili richiesti

Si conferma l’indicazione secondo cui, dopo lo scoppio della pandemia, sarebbe aumentata la dimensione media delle abitazioni oggetto di compravendita, così come la quota di transazioni riguardanti unità abitative indipendenti e quella relativa ad alloggi con disponibilità di spazi esterni. Al contempo, secondo quasi il 40% degli agenti il prezzo medio totale delle case scambiate da aprile in poi sarebbe più basso rispetto a un anno prima, contro l’8,1% che ritiene sia stato più alto. Nel confronto con i mesi precedenti l’epidemia, sarebbe inoltre aumentata la quota di coloro che hanno urgenza di entrare in possesso dell’alloggio, soprattutto al Nord. La quota di compravendite finanziate con mutuo ipotecario è scesa al 71,5%, su valori analoghi a quelli della fine del 2019. Stabile, infine, il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile al 77%.

Prospettive in chiaroscuro

Sempre in base all’indagine, gli agenti immobiliari intervistati hanno fatto prospettive più cupe sul prossimo futuro. Le previsioni sul proprio mercato di riferimento sono decisamente peggiorate rispetto alla precedente rilevazione, sia per il quarto trimestre sia nel medio termine; anche le attese sul mercato nazionale sono divenute più sfavorevoli. La maggior parte degli agenti prevede effetti negativi dell’epidemia sulla domanda di abitazioni e sui prezzi di vendita; gli effetti sui prezzi sarebbero più persistenti e si protrarrebbero oltre la metà del 2021. Il 46,7% degli operatori ha aspettative sfavorevoli per il quarto trimestre (contro appena il 4,7 di favorevoli) e per circa un terzo di essi le prospettive rimangono negative anche su un orizzonte biennale. Il saldo fra la quota di agenzie che prevede un aumento dei nuovi incarichi a vendere nel trimestre in corso e la percentuale di coloro che se ne attendono una riduzione è divenuto negativo (-26 punti percentuali). Anche le attese sull’evoluzione dei prezzi di vendita rimangono decisamente orientate al ribasso: il relativo saldo è sceso a -43,6 (da -31,9 nella precedente rilevazione).

Entro la fine dell’anno sono circa 1 milione e 140 mila le ragazze tra i 15 e i 29 anni che rischiano di trovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione. Un limbo in cui già oggi è intrappolata 1 ragazza su 4, con picchi che si avvicinano al 40% in Sicilia e in Calabria, ma che vede alte percentuali anche in Trentino Alto Adige, dove a fronte del 7,7% dei ragazzi Neet, coloro che non studiano, non lavorano e non investono nella formazione professionale, le ragazze sono quasi il doppio (14,6%). Sono alcuni dati emersi da ‘Con gli occhi delle bambine’, l’undicesima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio diffuso da Save the Children.   

Una crepa che si forma nella prima infanzia

Il gap con i coetanei maschi affonda le proprie radici proprio nell’infanzia, e non accenna a ridursi, nonostante bambine e ragazze siano più brave dei loro coetanei a scuola, si mostrino più resilienti e cooperative, abbiano competenze maggiori in lettura e in italiano, e arrivino a laurearsi molto più dei ragazzi. L’istruzione però rappresenta il principale fattore protettivo per le giovani all’ingresso nel mondo del lavoro. Una percezione che spinge a studiare fino a ottenere una laurea un terzo delle giovani, a fronte di solo un quinto dei giovani maschi, uno dei gap più ampi d’Europa.

Una segregazione orizzontale nei settori più innovativi Stem e Ict

Le bambine e le ragazze accumulano durante il loro percorso scolastico lacune nelle materie scientifiche, già ravvisabili dal secondo anno della scuola primaria, ma che crescono fino ad arrivare a uno svantaggio che sale a -10 punti Invalsi all’ultimo anno delle scuole superiori. Quando si iscrivono all’università, poche scelgono le facoltà in ambito scientifico-tecnologico (Stem), e solo il 16,5% delle giovani laureate tra i 25 e i 34 anni ha conseguito il titolo in questo settore, a fronte di una percentuale più che doppia (37%) per i maschi. Un percorso che conduce alla segregazione orizzontale nel lavoro e nelle carriere nei settori più innovativi (Stem e Ict).

Ai margini di ogni progetto per il futuro

Perfino nel mondo accademico i divari di genere sono ancora forti. Se nel 2018 le donne rappresentavano il 55,4% degli iscritti ai corsi di laurea, il 57,1% dei laureati, e il 50,5% dei dottori di ricerca, pur essendo in maggioranza nei percorsi di formazione universitaria restano le Cenerentole nella carriera accademica, fin quasi a scomparire ai vertici. Nel mondo del lavoro, poi, le persistenti forme di discriminazione verso le donne fanno deragliare le prospettive di molte ragazze determinando un gap ancora significativo nelle percentuali di Neet tra i generi, che vedono più ragazze ai margini di ogni progetto per il loro futuro. In Italia, le giovani in questa condizione sono il 24,3%, contro il 20,2% dei maschi.

Il Superbonus al 110% introdotto dal Decreto Rilancio per favorire e agevolare gli interventi in ambito di efficienza energetica sta influenzando le scelte di investimento degli italiani. Tre italiani su 4 hanno deciso di investire in servizi per migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione, e rispetto al 2019, le richieste sono il 17% in più, per un budget che può raggiungere i 26.970 euro a famiglia. Il Superbonus ha determinato inoltre anche una crescita importante della domanda di professionisti impiegati in questo settore. ProntoTrends, l’Osservatorio di ProntoPro sull’evoluzione e le tendenze nel mercato dei servizi, rileva un interesse più moderato per la domotica, categoria di servizi richiesta da 1 italiano su 10, e intesa soprattutto come automazione dei cancelli di accesso alla propria casa. La sicurezza raccoglie invece il 20% delle richieste relative all’ammodernamento del proprio immobile, focalizzate soprattutto sull’installazione di porte blindate.
Gli interventi per migliorare l’efficienza energetica

Alcuni italiani si stanno rivolgendo ai professionisti del settore per una consulenza in merito alle migliorie da apportare alla propria abitazione per accedere alle agevolazioni del Superbonus 110%. Per gli italiani efficientamento energetico fa rima soprattutto con un buon isolamento della propria casa, grazie all’installazione di finestre di qualità, un servizio richiesto, per questa categoria di interventi, da 1 persona su 2. In grande crescita l’installazione di pannelli solari, servizio che fa registrare un aumento di domanda rispetto allo scorso anno del 19%. Il terzo intervento più richiesto per migliorare l’efficienza energetica dell’abitazione è la realizzazione di un nuovo tetto, seguito dal rifacimento delle facciate.

Quanto costano gli interventi?
Sommando il costo medio di ognuno dei 5 servizi più richiesti per questa categoria, l’efficientamento energetico della propria abitazione può richiedere un investimento a famiglia fino a 26.970 euro. L’intervento su una singola facciata di circa 50 mq può costare infatti in media 840 euro, e comprende la pulizia della facciata, il rifacimento dell’intonaco, e altri interventi relativi a problematiche murali non strutturali. L’installazione di un impianto fotovoltaico da 3kw può richiedere invece un investimento fino a 5.500 euro, mentre il rifacimento del tetto per migliorarne le prestazioni di isolamento termico ha un costo che si aggira in media intorno ai 18.000 euro per una superficie di 100 metri quadrati.

In Lombardia i costi sono maggiori

L’installazione di nuove finestre che garantiscano un migliore isolamento della casa può richiedere un investimento di 2500 euro, un prezzo calcolato su tre finestre di buona qualità con struttura mista in legno e alluminio. E la consulenza di un esperto in riqualificazione energetica si aggira in media su una spesa di 130 euro. I preventivi raccolti su ProntoPro mostrano che la Lombardia è la regione in cui questo tipo di migliorie ha un costo maggiore, i prezzi possono raggiungere un +24% rispetto alla media nazionale. In Calabria invece si trovano le tariffe più vantaggiose, che possono risultare anche dimezzate rispetto alla media italiana.

Il fatturato dell’industria a maggio recupera, e segna un deciso incremento rispetto al mese precedente. Secondo le stime Istat, al netto dei fattori stagionali, l’aumento infatti è del 41,9%, Anche gli ordinativi destagionalizzati a maggio registrano un balzo congiunturale del 42,2%, che segue la caduta del 31,6% rilevata in corrispondenza del mese precedente,

Su base trimestrale invece l’Istat rileva un calo del 36,3%. Stessa dinamica per il fatturato, che nella media del trimestre marzo-maggio vede l’indice complessivo diminuire del 33,0% rispetto alla media del trimestre precedente.

Aumenti per il mercato interno e per quello estero

La dinamica congiunturale del fatturato riflette aumenti su entrambi i mercati, ovvero +45,7% il mercato interno e +35,2% quello estero. In maniera analoga, l’incremento congiunturale degli ordinativi risente di un più ampio incremento delle commesse provenienti dal mercato interno (+55,9%) rispetto a quelle provenienti dall’estero (+26,2%). Gli indici destagionalizzati del fatturato mostrano aumenti congiunturali diffusi in tutti i raggruppamenti principali di industrie. I beni strumentali segnano un incremento del 61,1%, i beni intermedi del 42,1%, l’energia del 34,1% e i beni di consumo del 30,0%.

A livello tendenziale tutti i settori del manufatturiero registrano variazioni negative

In termini tendenziali, e corretto per gli effetti del calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 22 di maggio 2019), il fatturato totale diminuisce del 25,9%, con cali di ampiezza simile nei due mercati, -25,8% il mercato interno e -26,2% quello estero. Con riferimento al comparto manufatturiero, tutti i settori registrano variazioni negative. Le flessioni sono meno marcate per il settore farmaceutico (-5,1%) e per quello alimentare (-5,8%), molto più ampie nei rimanenti: dall’industria della gomma (-19,9%) fino ai risultati dell’industria dei mezzi di trasporto (-43,7%) e delle raffinerie di petrolio (-53,0%).

Cali meno marcati nelle industrie farmaceutica, del legno e della carta

In termini tendenziali l’indice grezzo degli ordinativi diminuisce del 34,7% (-34,4% quello interno e -35,2% quello estero), mostrando riduzioni in tutti i settori. I cali meno marcati si registrano nelle industrie farmaceutica (-10,8%) e del legno e della carta (-27,3%), mentre i peggiori risultati si rilevano nei settori tessile e dell’abbigliamento (-46,5%) e dei mezzi di trasporto (-48,3%).

Nel corso della fase di rilevazione dei dati per il mese di maggio non vi è stata alcuna riduzione del tasso di risposta delle imprese a causa dell’emergenza sanitaria. L’Istat conferma però che sono state messe in atto azioni in fase di elaborazione dei dati per gestire in modo adeguato le variazioni eccezionali presenti in questo periodo.

All’ottimismo dello scrittore e psicologo Adam Grant, che dalle pagine dell’Economist si dice convinto che dopo la pandemia boss e company faranno scelte più etiche, si contrappongono i manuali di auto aiuto per dipendenti vessati dai capi. Fra questi, il nuovo Capi, colleghi, carriere. Questi sconosciuti, scritto dall’esperto di finanza Marco Morelli e del fumettista Lelio Bonaccorso. Il testo di Morelli spiega che i capi non sono tutti uguali, e ne tratteggia 7 figure tipiche. Dal boss vulcanico all’introverso, dall’amico di tutti allo chef, ognuno ha i suoi punti di forza e debolezza, che diventano vere proprie istruzioni per l’uso.

Il boss visionario e l’arrogante

Per il boss visionario il bicchiere è sempre mezzo pieno. Guarda sempre avanti, e riesce a creare team con i quali si comporta da guida spirituale. Ma tende a essere dispersivo, soffre le regole, e rischia di mandarvi in tilt. Con lui bisogna seguire i suoi input cogliendone spunti di vera novità, e riportarlo con i piedi per terra con riflessioni ponderate, riferisce Ansa. L’arrogante, invece, non sbaglia mai. È presuntuoso e altezzoso, si sente infallibile e lascia poco spazio agli altri. E impulsivo e accetta solo pochissimi eletti tra i suoi subordinati. Come fare? L’arroganza nasconde spesso timidezza e incapacità. Mantenetevi fuori dal suo radar, attivatevi solo su sua richiesta, ma il vostro lavoro deve essere sempre impeccabile. Questa l’unica arma per contenere chi è meno capace di voi.

Il coccodrillo e l’amicone

Poco esposto, il coccodrillo sta soprattutto chiuso nella sua stanza e quando gira per le postazioni lo fa in silenzio, osservando tutto. Riaffiora all’improvviso, convoca riunioni a sorpresa in cui interroga più che condividere. Forte e tenace, non tollera e annienta chi lavora con lui. Come interagire? Schivate i colpi che potrebbero disintegrare l’autostima, state a debita distanza e agite seguendo i suoi ritmi, assimilando forza, resilienza e resistenza. L’amicone invece si presenta come alleato e confidente, ed è anche simpatico. Può sembrare superficiale, ma non lo è. Non sottovalutatelo. La sua empatia spesso nasconde il desiderio di evitare critiche. Il segreto con lui è non andarci a pranzo, ma allinearsi al suo stile comunicativo, presentando idee e proposte, o lamentele, solo nei momenti non formali.

Agonista, chef stellato, o incapace?

L’agonista primeggia in tutto. Esige ordine, disciplina e metodo. Se non arriva sul podio entra in uno stato di autocommiserazione, e dubita di tutto e di tutti.

Siate reattivi e allenati, e quando dopo l’euforia è colto da delusioni dategli supporto e dettagli per programmare l’attività. Lo chef stellato si considera un vero artista, ricerca l’originalità. Convinto delle sue idee, il team deve seguire i suoi input: mai modificare gli ingredienti. Però è anche un capo riconoscente, e se avete cucinato bene, vi valorizzerà. Con lui mettete da parte le ambizioni, solo così potrete proporre nuove idee. E l’incapace? Il mondo ne è pieno: a qualcuno fanno comodo. Dovete solo dare una mano e sperare che cambi.

Con la quarantena i milioni di italiani costretti a casa hanno dovuto cambiare le proprie abitudini di consumo e acquisto. Se prima del Covid per fare la spesa in molti preferivano i grandi supermercati e i centri commerciali ora sono più di 8,6 milioni coloro che hanno riscoperto i piccoli negozi sotto casa. Si tratta di una delle evidenza emerse dall’indagine commissionata da Facile.it all’istituto di ricerca mUp Research, in collaborazione con Norstat. Ma secondo l’indagine emerge anche il boom di donazioni e volontariato generato proprio dall’emergenza Coronavirus. Se sono quasi 1,4 milioni (3,2%) gli italiani che in qualche modo hanno aderito a enti o associazioni impegnate nell’emergenza il 14,8% (6.500.000) si è offerto di fare la spesa al posto di anziani o persone in difficoltà.

Negozi di quartiere vs grandi supermercati

Più in particolare, è il 19,7% degli italiani (pari a 8.655.000 persone) ad avere modificato le proprie abitudini di acquisto scegliendo i market sotto casa anziché i centri commerciali o i grandi supermercati. Questo, soprattutto i residenti nei grandi comuni (23,6% fra chi vive nelle città con oltre 250.000 abitanti), al Sud e le Isole (24%), e con età compresa tra i 55 e i 64 anni (24,3%). Quasi un intervistato su 5, il 18,3% (pari a più di 8 milioni), ha cercato di sostenere i negozi del proprio quartiere attraverso le consegne a domicilio, percentuale che sale al 24% fra coloro di età superiore a 54 anni. Ovvero una fetta della popolazione corrispondente a poco meno di 3.150.000 persone.

Boom di donazioni e volontariato

L’indagine ha messo in evidenza come durante la quarantena gli italiani si siano dedicati a sostenere chi era in difficoltà, e lo abbiano fatto in modi diversi, tramite donazioni o volontariato.

Il 17% (7.450.000 individui circa) invece ha contribuito economicamente a raccolte fondi promosse da enti pubblici o soggetti privati, mente il 13,6% (5.945.000) ha donato cibo o beni di prima necessità direttamente alle persone in difficoltà. In particolare, a fare la spesa per chi si è trovato in difficoltà sono state soprattutto le donne (17,9% vs 11,6% uomini) e gli appartenenti alla fascia di età 45-54 anni (18,3%).
Mettere a disposizione le competenze professionali

Il 10,5% (più di 4,6 milioni di individui) ha invece dichiarato di aver contribuito a rendere più leggera la situazione mettendo a disposizione le proprie competenze personali o professionali. In particolare, i liberi professionisti, di cui il 16,4% ha offerto le proprie competenze, ovviamente a distanza. E c’è chi ha fatto ripetizioni via chat, idraulici che hanno guidato via web chi aveva bisogno di riparare rubinetti, o elettricisti che sono riusciti a risolvere piccoli e grandi problemi tramite videochiamata.

E’ il web il “motore dell’informazione: lo rivela il 16° Rapporto Censis, evidenziando che sia il mezzo televisivo sia la tv conquistano nuova forza proprio grazie alla rete. Qualche dato particolarmente significativo: nel 2019 il numero di utenti che guarda la tv è rimasto stabile, ma con delle differenze. Calano infatti i fruitori della tv tradizionale (il digitale terrestre: -2,5% in un anno), mentre resta salda l’utenza della tv satellitare (-0,1%) e aumentano in maniera sostenuta sia la tv via internet  (web tv e smart tv al 34,5% di utenza, +4,4% in un anno) e quella mobile, che segna un 28,2% di spettatori con un incremento del 2,3% in un solo anno. In particolare, il Rapporto evidenzia quando sia diventato “normale” per gli utenti combinare su misura programmazione classica e palinsesti personali.

La radio tra i media più dinamici

La radio, da sempre tra i media più all’avanguardia, continua a conservare in Italia un numero stabile di ascoltatori, uguale di anno in anno: sono il 79,4% dei nostri connazionali. Quello che cambia, anche in questo caso, è la modalità di fruizione: calano infatti gli ascoltatori che usano l’apparecchio tradizionale (-5,3%), quelli che preferiscono l’autoradio sono costanti (+0,3% sul 2018) mentre aumentano le persone che sentono le trasmissioni radio via pc (+0,3% per un totale del 17,3% degli italiani). Ma il segmento che in assoluto registra i maggiori incrementi è quello degli utenti via smartphone: sono il 21,3% della popolazione, con un +0,6% sull’anno precedente.

Sempre più Internet

Il Rapporto sottolinea poi, come era inevitabile, un costante aumento degli utilizzatori di Internet: dal 78,4% al 79,3% della popolazione, con una differenza positiva di quasi un punto percentuale in un anno. Gli italiani che utilizzano gli smartphone salgono dal 73,8% al 75,7% (con una crescita dell’1,9%, quando ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione). I social network più popolari sono YouTube, utilizzato dal 56,7% degli italiani (il 76,1% tra i 14-29enni), Facebook dal 55,2% (il 60,3% dei giovani), Instagram dal 35,9% (il 65,6% degli under 30). E WhatsApp è utilizzato dal 71% degli italiani: il 3,5% in più in un anno, arrivando all’88,9% dei 30-44enni ma scendendo al 30,3% tra gli over 65.

Migliora la “salute” di carta stampata e libri

Infine, una buona notizia per i fan della carta stampata: rimane ferma la percentuale di lettori di quotidiani cartacei, al 37,3%, segnando la fine di un’emorragia costante degli ultimi anni. I lettori di libri, poi, sono sempre fermi alle stesse percentuali: chi dichiara di aver letto almeno un libro nel 2019 è pari al  41,9%, praticamente un dato identico al 2018.

Viaggiare sostenibile è un’esigenza sempre più sentita. E nel 2020 i viaggiatori si orienteranno ancora di più verso un turismo più consapevole, anche a costo di piccoli sacrifici. Secondo una ricerca di Booking.com condotta fra 22.000 viaggiatori di tutto il mondo, il 48% di essi afferma di essere disposto ad accettare qualche piccolo disagio, come ad esempio tempi di viaggio più lunghi o siti turistici chiusi a causa di un disastro naturale, se la propria visita potrebbe aiutare la ricostruzione della meta prescelta. Oltre un terzo (36%) dei viaggiatori a livello globale vuole infatti sforzarsi in maniera concreta di contribuire al benessere delle comunità visitate. Anche scegliendo mete di viaggio che non offrano solo l’opportunità di visitare posti meravigliosi, ma anche quella di aiutare l’economia locale a riprendersi da una forte battuta d’arresto.

Il turismo gioca un ruolo vitale nella crescita dell’economia locale

Il turismo gioca un ruolo vitale nell’aiutare una destinazione a rimettersi in piedi dopo un evento drammatico, poiché si accompagna alla crescita dell’economia, dell’occupazione e dello sviluppo in generale. Come appunto i luoghi colpiti da calamità naturali. In ogni caso, è importante che i viaggiatori rimangano sempre aggiornati sulle raccomandazioni dei governi, propri o dei Paesi che intendono visitare, e che inizino a pianificare il viaggio solo quando è considerato sicuro.

Fare la propria parte, ovunque ci si trovi

Nel 2020 i viaggi sostenibili, più che una scelta personale, diventeranno la norma. Così che per ognuno sia più facile fare la propria parte, ovunque si trovi.

Secondo i viaggiatori, tra i modi in cui si può avere meno impatto su una destinazione al primo posto figura la scelta di creare un itinerario che escluda le principali “trappole” per turisti (62%), al secondo la possibilità di conoscere i posti migliori in cui cercare un alloggio fuori del centro della città (60%), e al terzo quella di cercare attrazioni meno conosciute per evitare la folla (59%).

Soggiornare in strutture ricettive eco-compatibili

Il 51% dei viaggiatori intervistati dichiara inoltre di voler sostituire la meta di viaggio originale per un’alternativa meno conosciuta, ma simile, nello stesso Paese. Anche le strutture ricettive eco-compatibili rivestono un aspetto rilevante dei viaggi sostenibili. Tanto che più della metà dei viaggiatori intervistati da Booking.com (56%) pensa che sia importante prenderle in considerazione quando si prenota. Scegliere di soggiornare in una struttura che rispetti l’ambiente è indispensabile per chi vuole fare turismo sostenibile.

A ottobre di quest’anno il tasso di disoccupazione scende al 9,7%, segnando -0,2 punti percentuali, mentre il tasso di occupazione sale al 59,2% (+0,1 punti percentuali). A rilevarlo è l’Istat, che ha diffuso i dati provvisori di ottobre 2019 di occupati e disoccupati. Secondo l’Istituto di Statistica dopo la crescita dell’occupazione registrata nel primo semestre dell’anno, e il picco raggiunto a giugno, a partire da luglio l’andamento risulta altalenante, e nel mese di ottobre torna al livello massimo registrato quattro mesi prima. Con un aumento, rispetto a settembre, dovuto in particolare alla crescita dei lavoratori indipendenti. Contestualmente, aggiunge l’Istituto, si registra una diminuzione della disoccupazione e un aumento dell’inattività.

Un andamento che coinvolge tutte le classi d’età, tranne gli ultracinquantenni

Sempre nel mese di ottobre le persone in cerca di occupazione risultano in diminuzione del 1,7%, pari a -44mila unità. L’andamento della disoccupazione, spiega l’Istituto di Statistica, è sintesi di un marcato calo per gli uomini (-3,9%, pari a -52mila unità) e di un lieve aumento tra la donne (+0,7%, pari a +8mila unità) e coinvolge tutte le classi d’età tranne gli ultracinquantenni. A ottobre, inoltre, la stima degli occupati risulta in crescita (+0,2%, pari a +46 mila unità) rispetto a settembre. Il tasso di occupazione sale al 59,2% (+0,1 punti percentuali).  L’occupazione è in aumento per entrambe le componenti di genere, cresce tra gli over 35 (+49mila), cala lievemente tra i 25-34enni ed è stabile tra gli under 25. L’incremento dell’occupazione, spiega l’Istat, è dovuto alla crescita degli indipendenti (+38mila) e dei dipendenti a termine (+6mila), mentre risultano sostanzialmente stabili i dipendenti permanenti.

Nel confronto trimestrale l’occupazione risulta stabile

Nel trimestre agosto-ottobre l’occupazione nel complesso è sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente, con una leggera crescita della componente femminile. Nello stesso periodo aumentano i dipendenti a termine (+1,2%, +38mila) e sono sostanzialmente stabili i permanenti, mentre risultano in calo gli indipendenti (-0,7%, -40mila). Si registrano, inoltre, segnali positivi per i 25-34enni e per gli over 50, negativi nelle altre classi. Oltre agli occupati, nel trimestre si rileva stabile anche il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni, mentre risultano in calo le persone in cerca di occupazione (-1,9%, pari a -50mila).

Su base annua variazione positiva trainata dai dipendenti permanenti

Su base annua, riporta Adnkronos, l’occupazione risulta in crescita (+0,9%, pari a +217 mila unità). L’espansione riguarda sia donne sia uomini e tutte le classi d’età, tranne i 35-49enni. Al netto della componente demografica la variazione è positiva per tutte le classi di età, e la crescita nell’anno è trainata dai dipendenti (+231mila unità nel complesso), in particolare. dai permanenti (+181mila). mentre calano gli indipendenti (-15mila). Nell’arco dei 12 mesi, la crescita degli occupati si accompagna a un calo sia dei disoccupati (-9,7%, pari a -269mila unità) sia degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,4%), pari a -49mila.